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Viaggia, Scopri, Assapora

Immagine del redattore: Dott.ssa Monica Secci MuraDott.ssa Monica Secci Mura

Aggiornamento: 1 nov 2024

"Non fermarti all'immagine superficiale: aspetta che la tua anima entri nel posto".


Il viaggio a Samarcanda, la leggendaria capitale dell'impero di Tamerlano.


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Tamerlano guarda lontano…E pensa. Era arrivato fino al Mediterraneo, dove trovò il Papa e l’Europa che volevano allearsi con lui per annientare una volta per sempre l’impero Ottomano. Alla fine, Tamerlano decise. Scelse la Cina. Ma non ci arrivò mai. Morì di polmonite nel 1405 a 70 anni a Otrat. Il suo corpo riposa nel mausoleo di Gur-I Amir, “la Tomba Del Re”.

Tamerlano rievoca la leggendaria Via della Seta, che rappresenta un oriente misterioso, affascinante ed intrigante. Lunghi viaggi a passo di cammello, carovane cariche di pietre preziose, spezie prodigiose, filtri afrodisiaci, misteriosi profumi e raffinati manufatti.

Le carovane però non transitavano solo merci tra Oriente e Occidente, diffondevano anche idee, filosofie, religioni e costumi tra le regioni che attraversavano.


La Via della Seta iniziava nella Cina imperiale da cui si esportavano seta, porcellane, tè e altre merci pregiate, attraversava l’Asia Centrale, l’odierno Uzbekistan, l’Impero Persiano e il Medio Oriente, l'attuale Iran e Iraq, l'India, l'Impero Bizantino sino al Mediterraneo e dunque all’impero Romano attraverso porti come Antiochia e Tiro, da cui all’incontrario partivano vetro, metalli preziosi e vino.


Andare in Uzbekistan oggi significa immergersi in questo immaginario e in questi scenari.

La patria di Tamerlano era al centro di questa via di scambi. Khiva, Bukara e Samarcanda sono infatti arredate da superbe testimonianze architettoniche intrise di millenarie tradizioni e culture. 


Tamerlano nacque in questa terra antica. La regione dell’attuale Uzbekistan era già nota ai tempi dei persiani con i nomi di Battriana, Corasmia e Sogdiana. Si succedettero Ciro il Grande, Alessandro Magno, i kök turk (turchi blu), gli arabi che introdussero l’islam e l’alfabeto scritto. E così via. L’alternanza di regni e regnanti continuò sino all’inizio del XIII secolo, quando arrivò Gengis Khan che conduceva la sua campagna militare in Asia Centrale devastando città dopo città.


In Uzbekistan, dunque, si ha la possibilità di esporsi allo svolgimento di secoli di storia e alle varie alternanze di popoli e di personaggi che La Storia ha designato per essere i suoi realizzatori. Tra questi spicca Tamerlano, lo spietato condottiero, “Tiranno dei tiranni”, conquistatore feroce e sanguinario, detto anche “Colui che fa tremare la terra”.

Timur Barlas (Timur lo zoppo) nacque nel 1336 in una tribù islamica, i Karaunas, si autoproclamò discendente diretto di Gengis Khan e per blasonarsi definitivamente, prese come sposa Saray Malik Katun, una vera discendete di Gengis Khan. Il suo regno durò dal 1370 al 1405 e arrivò a comprendere e controllare: Iran, Iraq, Siria, Turchia, Asia minore, Russia, l’India fino a Delhi, Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Georgia, Anatolia, Mar Caspio, Caucaso e Lago Aral.


Di Tamerlano tra mito, leggenda e storia si dice che per lui tutto girava intorno alla guerra e alle battaglie, che amava più di ogni altra cosa.

Il suo impero viene ricordato sicuramente per le immani razzie, saccheggi e genocidi.

Con il suo esercito di mongoli e tartari devastò città e uccise 17 milioni di persone su una popolazione mondiale di 300 milioni. Solo a Baghdad uccise 90.000 persone.

Uccideva tutti: Indù, Cristiani, Mussulmani. Si dice che i suoi luogotenenti fecero entrare più di 3000 tra donne, bambini e anziani in una moschea e poi gli diedero fuoco.

Che si adoperarono in decapitazioni di massa, per poi lanciare le teste mozzate dei prigionieri contro i nemici. Ad Aleppo costruirono una piramide con 20.000 teste umane. Erano le strategie usate come monito e vanto della loro potenza.


Mentre Tamerlano conquistava con queste modalità territori sempre più lontani, scelse Samarcanda come capitale e centro dell’impero, nonché capitale dell’Asia centrale e di tutto l’Islam. Portò a Samarcanda i più abili architetti, scultori, ingegneri, artigiani, pittori, decoratori, musicisti e lettera ti dalle terre conquistate e vi portò tutte le ricchezze delle sue vittorie. Samarcanda esiste circa dal 700 a.C., ed è una delle più antiche città del mondo, con Tamerlano raggiunse il suo massimo splendore che ne fece il simbolo della sua grandezza e una capitale degna della sua ambizione.


Fece costruire grandiose opere, giardini elaborati e palazzi sontuosi, ornati con delle caratteristiche piastrelle turchesi e altre decorazioni originarie dell'India, la Persia e l'Anatolia. Fu un uomo dalla memoria sconfinata, con un ardente desiderio di conoscenza, che in fondo al cuore restava un nomade. Infatti, quando stava nella capitale non dormiva nei palazzi lussuosi ma nelle tende fuori la città, si considerava un Ghazi, un combattente per la fede, anche se combatteva quasi sempre contro gli altri stati islamici.

Ora riposa nel mausoleo di Gur-e Amir (in persiano: "Tomba dell'Emiro"), che è caratterizzato da una cupola turchese, adornata con decorazioni intricate e da una lapide di giada nera, il pezzo di giada nera più grande al mondo. E anche questa tomba ha la sua storia: una iscrizione incisa sul sarcofago proclama: “Quando tornerò alla luce il mondo tremerà”.


Solo una volta hanno provato ad aprirla, un team di archeologi sovietici la dissigillò il 19 giugno 1941 e il 22 giugno Hitler lanciò l'Operazione Barbarossa e invase l'Unione Sovietica.

Dopo le gravi perdite subite dai sovietici, Stalin ordinò che i resti di Tamerlano fossero immediatamente riesumati e sepolti di nuovo con i dovuti onori. Grazie a questo atto o no, la situazione militare migliorò da lì a poco dopo a favore dei sovietici.


Viaggiando non basta esporsi alle cose belle, serve cercare. Non basta guardare un sepolcro così importante in modo asettico. Occorre lasciare correre l’immaginazione…

Maria seduta vicino alla tomba di giada di Tamerlano gli chiede: “Tamerlano cos’è un Emiro?


Tamerlano risponde: “Emiro viene dall’arabo "amir" (أمير). Nel mondo islamico è un comandante, principe o leader, come direste voi.


Maria: “E tu eri un emiro?


Tamerlano: “Sì, di fatto ero un leader militare e politico e non un sovrano con un titolo dinastico ufficiale. Quelli erano i "sultani" o gli "shah". Io impersonavo formalmente l'autorità dei khan mongoli, e usavo il titolo di "emiro" come perpetuatore di questa dinastia. Poi di fatto governavo con potere assoluto e ben più ampio rispetto ai comuni emiri. Il mio impero si estendeva dall'Asia centrale al Medio Oriente, e volevo anche andare oltre“.


Maria: “Tamerlano perché quando hai raggiunto il Mediterraneo e l'Europa e il Papa si volevano alleare con te hai declinato l’invito?


Tamerlano: “Nel 1402 nella battaglia di Ankara avevo sconfitto il sultano ottomano Bayezid I e l’Impero Ottomano con Bayezid I fuori gioco, precipitò nel caos. Mi andava bene che rimanessero in uno stato di frammentazione e che le fazioni interne rimanessero occupate a lottare tra di loro per la successione, mentre io intanto mantenevo il controllo sulla regione. Era il Papa con l'Europa che voleva annientare gli Ottomani. Continuavano a venire diplomatici da parte del re di Francia e della Repubblica di Venezia, ma a me l'Europa cristiana non mi smuoveva. Io volevo conquistare la Cina. La Cina era ricca, potente e c’era la dinastia Ming che aveva cacciato i Mongoli della dinastia Yuan, da sconfiggere. Conquistare la Cina sarebbe stata un'impresa che avrebbe ulteriormente cementato il mio ruolo nella storia di conquistatore universale. Volevo la restaurazione dell’Impero Mongolo e, visto che c’ero, il controllo delle vie commerciali dell’Asia. Io ero l’erede di Gengis Khan e mancava solo la Cina per riunificare l’impero. Ma… come mai tutte queste domande a disturbare il mio sonno?


Maria: “Ci vuole tempo e dedizione per entrare nei posti. Noi oggi ci spostiamo con mezzi molto più veloci delle carovane e si corre il rischio di viaggiare velocemente. Ma non si può viaggiare di corsa, come quando si sfoglia un mucchio di cartoline. Non si tratta solo di stare in mezzo alle maioliche turchesi e alle tante cose belle per fotografarle col cellulare (e farne chissacché dopo), ma di entrarci, di conoscerne la storia e il significato per le persone del tempo. Viaggiando in fretta si passano in rassegna le cose più belle e si sta sull’immagine superficiale senza aderirvi. In realtà ci si perde quello che sta dietro, sotto, a fianco e in profondità. Bisogna aver tempo e modo per aspettare che la propria anima entri nel posto. E questo è il vero benessere. Aver tempo per sé, per respirare, assaporare, sedimentare, lasciar entrare e lasciar andare. Trovare la propria dimensione laddove si è. E io parlo con te. Immagino una conversazione e ricerco storie. Sono storie che rimandano ad altre e che si riempiono di senso. Leggere, ascoltare e immaginare grazie a un personaggio storico quale sei tu. Creare un po’ un senso di connessione che è tanto diverso dallo stare sempre connessi a un cellulare che riempie di immagini e di aneddoti che si esauriscono in meno di 10 secondi. Tutto qui. Ma tornando a noi… a questa cosa dell’erede di Gengis Khan. È vero che ti sentivi di dover legittimare il tuo potere e per questo volevi ricostituire il suo impero?


Tamerlano: “Come ti permetti? Io volevo ripristinare il dominio su terre appartenute ai Mongoli, ai miei avi. E anche la Via della Seta sarebbe risorta al completo! Io avrei collegato di nuovo l'Oriente e l'Occidente e questo avrebbe aumentato ulteriormente la mia influenza economica e geopolitica. Avrei dominato il commercio tra l’Asia e l’Europa. Avrei avuto il controllo completo sull’arteria economica più vitale del mondo antico. Avevo 70 anni e la campagna contro la Cina sarebbe stata la chiusura più adeguata alla mia carriera da conquistatore. Sebbene fossi già un sovrano di fama mondiale, conquistare la Cina mi avrebbe garantito un posto ancor più importante nella storia. Sarei diventato il più grande conquistatore del mondo!


Maria: “Tamerlano tu sì che pensavi in grande!



Dott.ssa Monica Seci Mura

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