top of page

Recitare a teatro

Immagine del redattore: Dott.ssa Anna PalermoDott.ssa Anna Palermo

Un'ottima alternativa contro il declino cognitivo



Ascolta il podcast dell'articolo

Scegliere il teatro per “mettersi in gioco” può risultare l’alternativa al declino cognitivo che interessa il cervello umano, ancor di più con il trascorrere del tempo e se annichilito da condizioni di vita quotidiana che non lasciano spazio a formule creative e attività rigenerative.

Scelta non sempre facile e scontata se si tiene conto che ogni individuo ha una propria personalità, non necessariamente adepta all’esibizione e interpretazione scenica. 

Non sempre, infatti, si ha il coraggio di parlare dinanzi al pubblico, soprattutto se la mente è offuscata dal giudizio altrui più che dalla valorizzazione delle proprie potenzialità. Nella interazione con gli altri, si ha spesso la preoccupazione di non essere accettati per ciò che si è e per ciò che si dice.


Siamo più preoccupati a fare bella figura e, se percepiamo di non essere all’altezza della situazione, proviamo un sentimento di malessere; può addirittura accadere che questo stato di disagio sfoci in una vera e propria sensazione di paura.

Questi stati d’animo rientrano tra i classici timori che accomunano, chi in modo più intenso e chi meno, la stragrande maggioranza degli esseri umani.


Ecco, dunque, la sfida che si presenta dinanzi ai nostri occhi, quel “mettersi in gioco”, esser cioè colti dal coraggio di buttarsi in qualcosa di sconosciuto, che ci prenda per mano, ci conduca fuori dalla comfort zone e, con curiosità, ci pone nella condizione di vedere cosa succede.

Ma in quanti sono disposti a procedere verso l'alternativa alla routine quotidiana?

In quanti scelgono la via del teatro, inteso come luogo d’incontro dove si può conoscere meglio se stessi e dove si possono trovare modi e spunti per migliorarsi?


In quanti riconoscono al teatro lo strumento attraverso il quale è possibile esplorare le proprie potenzialità e inaspettate capacità, luogo dove imparare a superare ansie e paure, accettarsi e far emergere il meglio di sé?


Una testimonianza a tal proposito ci viene offerta dallo spettacolo “C'è ancora tempo per perdere tempo" portato in scena a Roma, frutto di un lavoro teatrale di squadra, scritto e diretto da chi fa questo per passione e non per mestiere e interpretato da persone che si definiscono “attori amatoriali”.


E così la commedia degli equivoci “C'è ancora tempo per perdere tempo" - nata in sordina da un gruppo di persone che hanno deciso di “mettersi in gioco” - ha regalato al pubblico uno spettacolo molto divertente, riscontrando apprezzamento e riconoscimento.

Una commedia esilarante in cui si ride, si balla e si ragiona su vizi e virtù italiani, il tutto all’interno di una società di selezione del personale, in una normale giornata di lavoro nella quale si alternano personaggi improponibili; contrattempi che si susseguono, un criminale che vuole imporre la sua “protezione” all’attività e una ispettrice della Direzione Generale, in incognito, inviata a verificare l’applicazione delle procedure del Gruppo; un operaio della Azienda dei rifiuti che deve verificare l’applicazione delle regole della Raccolta differenziata, la Postina ballerina… senza dimenticare l’inaffidabile segretaria Rosa, una vera mina vagante.


Nel leggere il copione si intravedono scene di vita quotidiana che, in tal caso, sono stati interpretati e portati su un palcoscenico attraverso l’interpretazione del ruolo, dove ognuno ha puntato sulla personale forza del voler “mettersi in gioco”. Calatosi nel personaggio, che accuratamente il regista e scrittore della commedia aveva minuziosamente delineato, ognuno si è potuto misurare con il proprio potenziale, riuscendo a far emergere il meglio di sé e sconfiggere così l’ansia e la paura di essere giudicati.


Ma cosa realmente ha spinto ognuna di queste persone a scegliere la via del teatro?

Ce lo siamo fatti raccontare direttamente da loro.


Gianluca Sai

In scena Antonio ZAPPALA’ manager dell’Agenzia “Lavoroxtutti”, amante dei film e dei grandi attori, scenografi, registi degli anni 50/60, ha sempre sognato di recitare a teatro, per provare le emozioni che si sentono poco prima di entrare in scena e regalarle a chi è spettatore e perché no, a sentirsi come i grandi attori che ha sempre ammirato.

Essendo fondamentalmente un timido, il teatro mi ha aiutato tanto a liberarmi delle mie paure e dai miei filtri anche nella vita”. 

Luisa Viscione 

In scena Assunta MANNO, adora quel ritrovarsi e vedersi con assiduità per lavorare insieme con lo scopo di raggiungere un obiettivo comune, allenarsi al lavoro di squadra e comprendere meglio gli altri.

Imparare a comprendere gli altri e sviluppare l’ascolto attivo per arrivare a rendermi conto che non esisto solo io con il mio mondo, le mie paure, le mie follie, le mie preoccupazioni, le mie gioie, ma esistono anche gli altri con le loro realtà, parallele alla mia ed ugualmente ricche di significato”.


Elisabetta Volpe

In scena incarna la figura di Sofia FILO, ci confida che le ragioni sono diverse ma ce n'è una in particolare che risiede nel grande vuoto lascito dai suoi genitori quando sono deceduti. Diciamo pure che perdere i genitori fa parte della vita e come tale va accettato ma nel suo caso è stato percepito come un grandissimo senso di vuoto e di solitudine, pur avendo accanto una meravigliosa famiglia.

Da quando ho iniziato a fare teatro, quelle due ore settimanali si sono trasformate in linfa vitale per la mia mente, la mia anima…per tutto. Riesco a staccare completamente da tutto il resto: stress, preoccupazioni, delusioni, dolori. Tutto si allontana magicamente e ci sono solo io, la mia continua sfida con me stessa che mi diverte, mi anima e mi fa stare bene”. 

Eliana Monnanni

In scena veste i panni di Ines PERTA, ci confida: “per me il teatro è evasione, un'occasione per vivere altre vite, per comprendere come sarebbe stato se fossi nata in altri istanti, in altri luoghi, in altri panni, è un continuo mutamento di sé, per essere migliore, peggiore, diversa!! ma è anche adrenalina da pubblico, risate spensierate sul palco e dietro le quinte, è sentirsi parte di un gruppo, è regalare emozioni... il teatro per me è passione!!

Daniela Scarpato

Nelle vesti di Patrizia IMPOSTATA, ci confida che spesso si sentiva ripetere che l’emotività nel teatro è un valore aggiunto questo le ha fatto credere che forse era la via giusta per lei, persona particolarmente emotiva.

Io mi sento come una spugna, i sentimenti mi entrano da tutti i pori esattamente come l’acqua in una spugna ed ogni tanto ho bisogno di strizzarmi, ho voluto provare principalmente a scopo terapeutico, volevo verificare se fossi riuscita pian piano a prendere più confidenza nel parlare in pubblico senza agitarmi, cercando di non curarmi del giudizio altrui! Il momento più “magico”, per me è quello dove ti senti unito uno con l’altro, è la condivisione del “dietro le quinte”, attimi intimi dove vengono condivise e scambiate tensioni emotive, momenti pieni di adrenalina, abbracci, conforto, incoraggiamento, balletti per scaricare la tensione. Non ambisco a fare l’attrice ma ambisco a rendere migliore il mio passaggio in questa Vita”.

Come si evince dalle testimoniane qui raccolte, le persone si incontrano e formano gruppo perché condividono interessi e questo spinge a trovare un luogo dove realizzare sogni che, singolarmente, non potrebbero trovare alcuna realizzazione, proprio com'è successo anche alla sottoscritta che ha scelto la via del teatro e che nella commedia “C'è ancora tempo per perdere tempo" si è trovata ad interpretare l’ispettrice Mariella Cacchina.


Sono proprio questi esempi che ci dimostrano che non bisogna mai arrendersi, perché anche quelle imprese, che a volte possono sembrare le più difficili e irrealizzabili, si concretizzano e culminano nel successo se alla base si è scelto di puntare sulla forza di volontà e sulla consapevolezza del valore sotteso in quel “mettersi in gioco”. 


La dinamica di gruppo positiva che si genera permette di sentirsi a proprio agio, di sentirsi rispettati, apprezzati e valorizzati; sono questi gli stati d’animo che vengono poi trasportati con naturalezza sul palcoscenico, luogo dove traspare tutta l’armonia, l’intesa, la collaborazione e la condivisione di un percorso costruito insieme che culmina nel riconoscimento e apprezzamento del pubblico. ù



Dott.ssa Anna Palermo

Comments


bottom of page