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La sindrome di Pinocchio viene spesso associata alla famosa fiaba di Collodi, in cui vengono narrate le avventure di un burattino di legno Pinocchio, al quanto monello.

In psicologia, con "Sindrome di Pinocchio" si indica una propensione compulsiva a mentire, proprio come accadeva a Pinocchio il cui naso si allungava ogni qualvolta diceva una bugia. La Sindrome di Pinocchio è un termine informale e non clinico. Esso viene impiegato in modo metaforico proprio per descrivere dei comportamenti atti a creare una realtà diversa da quella reale.
Questa rappresentazione metaforica del mentire dovrebbe far riflettere sulle insicurezze e angosce interiori che molte persone vivono quotidianamente, dove la verità e l’inganno spesso coesistono in dinamiche complicate.
MA COSA PORTA A MENTIRE?

MODELLI COMPORTAMENTALI: spesso chi mente lo fa perché è alla ricerca di attenzioni, approvazione o per farsi accettare.
Questi bisogni emotivi non soddisfatti, possono avere origine da un'infanzia dove le dinamiche interne sono state disfunzionali e il bambino del tempo ha dovuto attivare una strategia inconscia per proteggersi o per ottenere una sorta di “gratificazione” affettiva.
BASSA AUTOSTIMA: le persone che si trovano spesso a mentire possono avere difficoltà nell’accettarsi per quello che sono, e per questo tendono a inventarsi una realtà parallela.
In questo modo riescono a “farsi piacere” agli occhi degli altri.
Purtroppo, a lungo andare, questo può portare a un conflitto interiore e, in alcuni casi, ad una perdita di identità.
IMPATTO RELAZIONALE: anche se la gratificazione che la persona ottiene nell’inventare parti di sé che non esistono è immediata, la conseguenza a lungo andare potrebbe essere devastante. Spesso la Sindrome di Pinocchio porta ad allontanare le persone, alla perdita di fiducia, isolamento, e tutto ciò che può comportare una volta scoperto l’inganno. Questo ha un impatto notevole sulla persona. La percezione negativa di sé si intensifica, alimentando ancora di più il bisogno di mentire per nascondere la verità e farsi ancora accettare.
BISOGNO DI APPARIRE: molte persone alterano la realtà per attirare attenzione e apparire “interessanti” o affascinanti agli occhi degli altri.
PAURA DEL GIUDIZIO: la paura di essere giudicato per una vita “semplice”, o per non appartenere a uno status che si desidera, possono portare a dire delle menzogne distorcendo la verità in modo da evitare il rifiuto sociale.
QUALI POSSONO ESSERE LE CONSEGUENZE?

PERDITA DI FIDUCIA: ogni volta che viene scoperta la menzogna questa porta inevitabilmente l'allontanamento delle altre persone, compromettendo la fiducia fino ad arrivare ad un allontanamento. Tutto questo fa ricadere nella solitudine e nel rivivere sentimenti di rifiuto la persona “bugiarda”.
SENSO DI COLPA: purtroppo la persona che abusa di bugie, spesso è in continuo conflitto con sé stessa. In lotta tra la vergogna e il senso di colpa. Tutto questo alimenta un senso di inadeguatezza.
ANSIA: saper dire le bugie è un conto, ma la cosa più difficile e saperle mantenere!
Ricordarsele tutte, senza cadere in errore, non è un lavoro da poco! Questo provoca ansia e stress nella persona in quanto è sempre in continua tensione nel “recitare la sua parte”, tanto da non riuscire mai a godersi il momento in piena serenità.
COSA FARE SE CI RICONOSCIAMO IN QUESTO?
È necessario comprendere il perché ci troviamo a mentire. (Sopra ho scritto qualche esempio).
Essere consapevoli di come agiamo e del perché lo facciamo, ci permettere di conoscerci meglio e modificare alcuni comportamenti.
Impariamo a volerci bene e ad accettarci per quello che siamo: potrebbe essere un buon inizio per riuscire a comunicare con gli altri in modo sincero, autentico, vero. Vedrete che le relazioni che nasceranno saranno molto più soddisfacenti!
Iniziamo a fare alcuni esercizi allo specchio. Proviamo a parlare con noi stessi ad alta voce dei nostri sentimenti, esprimiamo ciò che sentiamo, come stiamo.
Facciamolo tutti i giorni, almeno una volta al giorno, fin quando diventerà parte di noi.
Riconoscere la SINDROME DI PINOCCHIO è il primo passo per iniziare a rapportarci in modo funzionale con gli altri tramite una comunicazione onesta e sincera.
COSA FARE SE RICONOSCIAMO UNA PERSONA A NOI VICINA NELLA SINDROME DI PINOCCHIO?
In questo caso è necessario porre attenzione alle cose che dice e soprattutto valutare se mente per ricevere attenzioni o gratificazioni. Spesso chi mente lo fa per attirare l’attenzione e fare colpo su di noi o nel gruppo. Una volta che ottiene ciò che desidera deve autoalimentare la sua farsa aumentando la complessità delle sue bugie.
Inoltre, potremmo confrontarci con amici in comune per capire se le cose che dice la persona che secondo noi mente, sono uguali o variano. Attenzione, perché alcuni dettagli possono cambiare a seconda di chi è l’interlocutore, sempre e comunque allo scopo di attirare l'attenzione.
Proviamo a chiedergli cosa ha fatto il giorno prima. Potrebbe rispondere “shopping sfrenato nei negozi di lusso”, invece sappiamo che è stato tutto il giorno a casa.
La cosa peggiore per un bugiardo patologico è quando viene scoperto: in questo caso farà di tutto per farci credere il contrario, anche in modo aggressivo-passivo.
COME FARE A SMASCHERARE UN BUGIARDO PATOLOGICO VERO?
ATTENZIONE!

Non cercate di entrare in conflitto con la persona, mettendola alle strette, cercando di ottenere la verità a tutti i costi. Questo potrebbe peggiorare la situazione aprendo un qualcosa più grande di voi e mettendo a dura prova la persona in questione, senza avere strumenti necessari per arginare il problema. Il mentitore si potrebbe sentire attaccato, giudicato, sconfitto, tutte cose da cui, impaurito, scappa ed è per questo che si crea un’altra realtà!
Cercate invece di confidarvi di meno, mantenete dei rapporti conviviali ma non intimi.
Sappiamo che il bugiardo patologico non è consapevole di ciò che mette in atto, vive in una realtà parallela, dove finzione e vita reale combattono quotidianamente una dura battaglia.
In caso riuscite a fargli capire che c’è un problema concreto, il trattamento psicoterapeutico, ad oggi più indicato, è quello cognitivo comportamentale tramite il quale è possibile portare la persona a una ristrutturazione cognitiva, rinforzando l’autostima e le abilità sociali, fornendo così degli strumenti validi ed efficaci.
Dott.ssa Diana Resuttana
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