Salute mentale e lavoro
- Dott.ssa Graziella Madeo
- 1 mag
- Tempo di lettura: 7 min
Come il cervello può resistere alla “Burnout society”
Immagina una mattina qualsiasi. Ti svegli con il cellulare già in mano, scorri velocemente le e-mail, rispondi a qualche messaggio, controlli il calendario degli impegni, fai un po’ di scrolling su Instagram.

La giornata non è ancora iniziata e già senti quella pressione sottile che ti accompagna ovunque: “devo essere produttiva, devo farcela, devo dare il massimo”.
Non te l’ha imposto nessuno. Non c’è un capo severo che ti punta il dito contro.
Sei tu che senti dentro quella spinta continua, quell’urgenza invisibile di essere sempre all’altezza, di non rallentare, di non deludere.

Benvenuta nella Burnout Society! Una società che non ci opprime dall’esterno, ma che ci consuma da dentro, chiedendoci di essere disponibili, performanti, perfetti. E mentre inseguiamo questi standard impossibili, senza nemmeno accorgercene, il nostro cervello comincia a lanciare segnali d’allarme: stanchezza che non passa, difficoltà a concentrarsi, emozioni che si fanno più fragili.
Non è solo una questione di sentirsi stanchi, infatti, lo stress cronico cambia davvero il nostro cervello, modificandone la struttura e il funzionamento.
Ma allora, ti chiederai: cosa accade esattamente nella nostra mente?
E come possiamo proteggerla e renderla più forte, in un mondo che sembra non volerci mai lasciare respirare?
Quando lo stress modella il cervello: una relazione intima e pericolosa
Lo stress, di per sé, non è il nemico, al contrario, è un capolavoro evolutivo, un meccanismo di sopravvivenza che ci ha permesso di affrontare pericoli concreti per millenni.
I nostri antenati che vivevano nella savana dovevano sopravvivere a minacce improvvise dei predatori. In una frazione di secondo, il loro corpo si trasformava in una macchina perfetta per la sopravvivenza: il cuore accelerava, pompando sangue verso i muscoli, la respirazione si faceva più rapida, i muscoli si tendevano, pronti a combattere o a fuggire, il cervello si focalizzava sull’unico obiettivo di sopravvivere.
Questa reazione, nota come “combatti o fuggi”, è associata alla liberazione dei cosiddetti ormoni dello stress, principalmente adrenalina, noradrenalina e cortisolo. La finalità di questa reazione è molto chiara, ovvero quella di salvarci la vita.
E ancora oggi, quando affrontiamo una situazione di emergenza, il nostro corpo risponde con gli stessi antichi meccanismi. Il problema è che oggi non dobbiamo sopravvivere alla minaccia di un leone affamato, ma ad una casella di posta piena, al tetris degli appuntamenti quotidiani, agli imprevisti che minano quotidianamente la nostra routine, alle preoccupazioni che non si spengono mai.
Cosa succede, quindi, se la minaccia non finisce mai?

Se lo stress non serve più a gestire una fase acuta ma diventa una condizione cronica?
A livello neurobiologico accade qualcosa di profondo che modifica la comunicazione tra le nostre aree cerebrali influenzando i nostri comportamenti, il nostro stato emotivo e le nostre abilità cognitive. Sotto l’effetto di uno stress cronico, il primo cambiamento avviene a livello dell’amigdala, il centro cerebrale deputato al riconoscimento e alla gestione delle emozioni. L’amigdala si iperattiva, diventando ipersensibile a qualsiasi stimolo emotivo. Questo stato di allerta permanente spinge la mente a interpretare ogni situazione come potenzialmente minacciosa, mantenendo costantemente elevati i livelli di ansia e tensione interna.
Contemporaneamente, la corteccia prefrontale, l’area deputata al pensiero razionale, alla pianificazione e al controllo delle emozioni, progressivamente si inibisce. L’iperattivazione dell’amigdala e il sovraccarico di segnali di pericolo compromettono la sua capacità di regolare le risposte emotive e di prendere decisioni ponderate. In parallelo, l’ippocampo, la struttura responsabile della memoria e dell’apprendimento, subisce un danno sia funzionale che strutturale.
Esposizioni prolungate a livelli elevati di cortisolo portano a una riduzione della neurogenesi, a una perdita di volume dell’ippocampo e a un indebolimento della sua capacità di consolidare nuove informazioni.
Questa catena di alterazioni funzionali e strutturali compromette profondamente la comunicazione tra le diverse aree cerebrali. Le informazioni emotive, cognitive e mnemoniche non vengono più integrate in modo armonico.
La mente diventa sbilanciata: reattiva, impulsiva, incapace di modulare adeguatamente le emozioni o di adattarsi ai cambiamenti. Parallelamente, anche il sistema immunitario subisce le conseguenze dello stress cronico. Si instaura uno stato di infiammazione cronica di basso grado, che coinvolge non solo il corpo, ma anche il cervello, aggravando il deterioramento neuronale e amplificando i sintomi psichici.
Con il passare del tempo, queste alterazioni si traducono clinicamente in:
Difficoltà di concentrazione e memoria (il classico “brain fog”, nebbia cerebrale);
Rigidità del pensiero: il cervello perde la sua naturale flessibilità adattativa e diventa più impulsivo; ansia persistente e depressione; aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative.
Il cervello stressato diventa meno flessibile, più vulnerabile, meno capace di fronteggiare le sfide. La straordinaria macchina della sopravvivenza si trasforma allora in una trappola silenziosa.

QUANDO LA MENTE SI SPEZZA: LA SOCIETÀ DEL BURNOUT
Nel suo saggio 'The Burnout Society', il filosofo Byung-Chul Han, racconta con lucidità il mondo in cui viviamo: una società della prestazione continua. Non siamo più costretti da ordini esterni (“devi!”), ma spinti da una voce interna che sussurra incessantemente (“puoi!”, “devi essere il migliore!”).
Siamo diventati imprenditori di noi stessi, in una corsa senza fine verso un’auto-realizzazione che, invece di liberarci, spesso ci imprigiona.
Questo nuovo paradigma ci conduce ad una progressiva condizione di auto-sfruttamento in cui esigiamo da noi stessi più energia, più risultati, e siamo inconsapevolmente protesi verso una maggiore perfezione.
Viviamo in un eccesso di positività, la cui tossicità si manifesta con la sensazione di non essere mai abbastanza, perché tutto deve essere superato, ottimizzato e accelerato. Questa condizione di stress cronico porta ad un logoramento silenzioso che lentamente spezza le nostre risorse interne, diventando il terreno fertile per condizioni patologiche come depressione, ansia, ADHD, dipendenze, disturbi emotivi e comportamentali complessi.
In questo contesto, il burnout non è semplicemente sentirsi stanchi, ma è la rottura della mente sotto il peso di aspettative incessanti. Il termine burnout (letteralmente “bruciarsi”), descrive, infatti, una condizione di esaurimento fisico, emotivo e mentale, spesso causata da un eccesso prolungato di stress. Si tratta di una frattura interna che si manifesta con perdita di motivazione, cinismo verso le attività quotidiane, senso di inefficacia e isolamento sociale.
A differenza della depressione, che può insorgere anche senza cause esterne identificabili ed è legata a profonde alterazioni neurochimiche, il burnout nasce dall’interazione tra individuo e ambiente. Lavorare troppo, vivere sotto aspettative irrealistiche, mancare di riconoscimento, subire relazioni tossiche, sono i carburanti invisibili che alimentano il fuoco del burnout.
Siamo talmente immersi in questo modello culturale che normalizziamo l’esaurimento, scambiando la sofferenza emotiva per determinazione, il logorio cognitivo per impegno. E così, senza nemmeno rendercene conto, lasciamo che il nostro cervello si spezzi lentamente, come una corda tesa troppo a lungo. Se non riconosciuto e affrontato, il burnout può evolvere in forme più gravi come depressione, ansia cronica o altri disturbi emotivi complessi.
Ma la buona notizia è che, se intercettato in tempo, è possibile intervenire in modo efficace e invertire il corso degli eventi per proteggere il nostro cervello, il nostro pensiero, la nostra libertà interiore.
PROTEGGERE IL CERVELLO: LA SALUTE MENTALE PARTE DA QUI
La scienza oggi ci dice chiaramente che prendersi cura del cervello significa investire nella nostra salute globale, nel nostro e persino nella nostra longevità. E lo stress non è un destino inevitabile, ma possiamo contrastarlo, prevenirlo, e aiutare la nostra mente a rifiorire.
Sono tanti i gesti quotidiani che possono diventare veri e propri atti di cura cerebrale, come ci ricorda anche il 'Decalogo per la Salute del Cervello' promosso dalla Società Italiana di Neurologia:
Muoviti ogni giorno: anche solo 30 minuti di camminata o attività fisica migliorano il flusso sanguigno cerebrale e riducono l’infiammazione.
Segui una dieta sana: privilegia frutta, verdura, cereali integrali, pesce azzurro e grassi buoni per nutrire le cellule cerebrali.
Dormi a sufficienza: dormire tra le 7 e le 9 ore per notte favorisce la rigenerazione cerebrale e il consolidamento della memoria.
Allena la mente: leggere, imparare cose nuove, cimentarsi in nuove sfide cognitive mantiene il cervello elastico e reattivo.
Coltiva relazioni sociali autentiche: le connessioni umane sono un potente fertilizzante per la salute mentale e cerebrale.
Gestisci lo stress in modo attivo: pratiche come Mindfulness, meditazione e respirazione consapevole aiutano a riequilibrare il sistema nervoso.
Proteggi il tuo udito e la tua vista: prendersi cura della salute sensoriale contribuisce a mantenere il cervello attivo e reattivo.
Prenditi cura della salute cardiovascolare: controlla la pressione arteriosa, il colesterolo, il diabete, perché il cuore e il cervello sono strettamente collegati.
Evita sostanze dannose: limita l’assunzione di alcol, evita il fumo e l’uso di droghe per proteggere le funzioni cerebrali a lungo termine.
Chiedi aiuto tempestivamente: riconoscere i segnali di difficoltà e rivolgersi a un professionista è un gesto di forza e di intelligenza.
Ogni gesto che facciamo oggi per il nostro cervello è un seme di salute che germoglierà nel futuro.
In questo percorso non siamo soli.
Mai come oggi, la salute cerebrale è diventata una priorità internazionale.
La European Academy of Neurology (EAN) ha lanciato la Brain Health Mission, un progetto ambizioso che punta a promuovere, proteggere e ripristinare la salute del cervello in ogni fase della vita, dall’infanzia all’età avanzata.
Alla base di questa missione c’è un concetto semplice e rivoluzionario, “One Brain, One Health”.
Prendersi cura del cervello non significa solo prevenire malattie neurologiche, significa costruire una società più sana, più resiliente, più capace di affrontare le sfide del presente e del futuro. Il benessere del cervello è il cuore pulsante del benessere globale.

IL CERVELLO AL CENTRO, SEMPRE!
Questa visione non è solo un ideale, è una missione concreta, che alcuni centri, come Brain&Care, hanno scelto di incarnare ogni giorno facendone il fulcro del proprio impegno quotidiano. Promuovere la salute cerebrale come chiave per migliorare il benessere globale della persona e della società deve essere una priorità. Nel lavoro di ogni giorno, un team multidisciplinare – neurologi, psichiatri, psicologi, nutrizionisti e fisioterapisti – collabora in modo sinergico, integrando competenze diverse per prendersi cura del cervello nella sua complessità.
A fianco della valutazione clinica e dei percorsi terapeutici personalizzati, le neurotecnologie rappresentano oggi una risorsa imprescindibile. Strumenti avanzati come la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), il monitoraggio neurofisiologico e le tecnologie digitali per la riabilitazione cognitiva, vengono integrati nella pratica clinica quotidiana non come soluzioni isolate, ma come parte di un approccio globale che unisce innovazione scientifica e attenzione umana.
L’obiettivo non è solo trattare un sintomo, ma sostenere il cervello nel ritrovare il suo equilibrio, riattivare le reti neurali, migliorare la resilienza mentale e favorire un reale cambiamento nella qualità di vita. Ogni intervento nasce dall’incontro tra scienza, tecnologia e profondo rispetto per l’unicità di ogni persona.

Azioni Quotidiane
per proteggere il tuo cervello
MUOVITI OGNI GIORNO. Anche solo 30 minuti di camminata o attività fisica leggera migliorano il flusso sanguigno cerebrale e riducono lo stress.
NUTRI LA TUA MENTE. Segui una dieta ricca di verdure, frutta secca, cereali integrali, pesce azzurro e bevi acqua a sufficienza.
DORMI BENE. Vai a letto e svegliati agli stessi orari. Riduci l'uso di dispositivi elettronici prima di dormire.
ALLENA IL CERVELLO. Leggi, ascolta musica, impara qualcosa di nuovo: mantieni la mente attiva e curiosa. Connettiti con gli altri
COLTIVA RELAZIONI SINCERE. L'amicizia e il sostegno sociale sono alleati preziosi per il tuo benessere mentale.
Dott.ssa Graziella Madeo
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