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Diagnosi di cancro? Metti in campo la resilienza

Aggiornamento: 1 mar



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Ricevere una diagnosi di cancro rappresenta un momento delicato e che richiede condivisione, scambio e forza. Una spada di Damocle sembra poggiarsi sul cuore e sulla testa di tante donne e di tanti uomini nel momento in cui un medico pronuncia la parola cancro.

La diagnosi inizia il percorso di cura: chemioterapia, radioterapia, intervento chirurgico, attese..… I pensieri si accavallano e spesso coniugano paura, dolore, rabbia e morte.

Le emozioni pesano sul cuore e impediscono di gioire, di cantare, di sognare.


Sognare nuove opportunità, nuove strade da percorrere per tornare a guardare la vita con occhi sereni e fiduciosi sembra impossibile. Fiducia che può nascere dalla consapevolezza che la diagnosi non è poi così “mostruosa”  ma che può  nascondere scenari imprevedibili.


L’imprevedibilità che la cultura popolare recita con il detto popolare “non tutti i mali vengono per nuocere” e che ci sprona a riflettere sul valore che ha la modalità attraverso la quale si reagisce ad una situazione difficile. Situazioni difficili che si possono affrontate attraverso diverse strategie di adattamento che attivano risposte diverse in base alle caratteristiche individuali e alle esperienze vissute.


Come funzionano, dunque, queste modalità? Quante coping skills esistono?

Coping è un termine che deriva dall’inglese “to cope”, affrontare. I meccanismi di coping sono diversi da persona a persona in base alla situazione da affrontare, alle caratteristiche individuali,  alle risorse che si è in grado di mettere in campo e non per ultimo alla rete di sostegno che si ha intorno.


Nel 1990 le tipologie di coping sono state divise in tre grandi categorie, di cui l’ultima è stata proposta più di recente rispetto alle prime due:

Emotion coping (strategie centrate sulle emozioni): sono tutte le modalità con cui si cerca di modificare la propria risposta psicologica ad uno stimolo esterno.

Task coping (strategie centrate sul problema): sono i tentativi attuati per modificare attivamente lo stimolo esterno e renderlo meno stressante.

Avoidance coping (strategia di evitamento): meccanismo che consiste nell’impegnarsi attivamente per evitare la situazione stressante, senza però provare a eliminarla.


Aldilà delle categorizzazioni è importante sottolineare come, anche da un punto di vista educativo, andrebbe valorizzato il processo di trasmissione di modalità di adattamento e reazione alle varie situazioni critiche che si possono verificare nella vita.

Educare i bimbi a reagire in modo costruttivo alle situazioni è fondamentale per dare valore alla messa in campo della resilienza.


Ciascun individuo ha la potenzialità di mettere in campo meccanismi di resilienza. Fattori individuali come l’ottimismo, l’autostima, la capacità di risolvere i problemi e la capacità di comunicazione, l’umorismo, le strategie di coping  e l’empatia rappresentano fattori individuali che favoriscono la messa in campo di meccanismi resilienti per affrontare una situazione critica.


La resilienza è influenzata anche dal contesto sociale cui si appartiene. In particolare, individui ben integrati nel proprio contesto sociale e/o che ricevono un adeguato supporto da esso possiedono una maggiore probabilità di superare gli eventi avversi con successo.


Oltre ai fattori individuali e sociali la messa in campo della resilienza è correlata anche alla qualità delle relazioni intessute dalla persona, sia prima che dopo l'evento negativo o traumatico. Anche il sostegno - pratico ed emotivo - fornito da famiglia e amici risulta essere importante nella risposta resiliente. Dunque, in seguito ad una diagnosi di cancro, è fondamentale che la persona senta intorno a sé una rete di sostegno familiare, amicale e sanitaria pronta a sostenerla.


Inoltre è fondamentale, per stimolare una reazione resiliente, che la rete sia attiva nel favorire la promozione di reazioni che favoriscano la messa in campo di un atteggiamento ottimista e reattivo. La modalità di comunicare la diagnosi di cancro e la messa in campo di un sostegno fattivo e positivo rappresentano fattori fondamentali affinché si creino le condizioni ottimali per la messa in campo di una reazione resiliente che garantisca un percorso di cura caratterizzato da una reattività positiva.


Ogni paziente oncologico dovrebbe poter  ricordare a sé stesso che: “Abbiamo tutti battaglie da combattere. Ed è spesso in quelle battaglie che siamo più vivi: è in prima linea nella nostra vita che guadagniamo saggezza, creiamo gioia, stringiamo amicizie, scopriamo la felicità, troviamo l’amore e facciamo un lavoro mirato”.(Eric Greitens)



Prof.ssa Maura Ianni

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