Suona la sveglia, pian piano apri gli occhi, inizi a stiracchiarti le gambe e le braccia e fatichi ad abbandonare il letto, ma subito dopo ha inizio quella fastidiosa sensazione allo stomaco.
Se sei cosciente abbastanza ti rendi conto che la macchina infernale della tua mente si è già messa in moto regalandoti, di prima mattina, preoccupazioni e scenari pseudo-apocalittici sulla tua giornata.
Neanche il tempo di mettere i piedi per terra è già la paura si impossessa del tuo corpo.

Ma in realtà cos’è la paura?
La paura è un'emozione primaria, presente sia nel regno animale che nel genere umano. Come tutte le altre emozioni, la paura ha una funzione adattiva, ossia svolge la funzione di proteggere l'individuo di fronte a un pericolo o a una minaccia (reale o immaginaria che sia).
Hai mai provato cose del tipo: che cosa mi chiederanno di fare oggi?
Oddio quella scadenza…
E se non faccio in tempo?
E se non lo faccio bene?
E se sbaglio?
E se il capo non è soddisfatto?
E se incontro di nuovo quel collega antipatico?
E se la professoressa mi interroga?
E se… e se… e se.
La nostra società vive sulla paura, al di là di quello che noi proviamo internamente. La paura è irrazionale. Provate a dire a una persona “Non avere paura”. Quella persona passerà dalla paura alla rabbia.
Tra le pieghe della paura per cose future, di cui non abbiamo certezza che si verificheranno, si insinua in maniera subdola la famigerata Ansia.

Cos’è l’ansia?
L’ansia è un disturbo, no una malattia. È uno stato emotivo sgradevole associato ad uno stato di allerta e se non presa in tempo può degenerare nella depressione.
Perché viene l’ansia?
Fisiologicamente, essa ha lo scopo di prepararci ad affrontare un pericolo percepito (ma non per questo reale).
Tra i sintomi fisici dell’ansia troviamo: respiro affannoso, aumento della pressione arteriosa, problemi intestinali, senso di vertigini, tremori muscolari e nausea.
Oltre ai disturbi fisici, tra tutte le manifestazioni dell’ansia ci sono poi i sintomi psicologici come: preoccupazione, senso di angoscia e pericolo, inquietudine, agitazione, difficoltà nel concentrarsi, paura di perdere il controllo e panico.
Gli attacchi di panico possono essere un’esperienza molto intensa e spiacevole.
Le persone sperimentano sintomi fisici acuti come: accelerazione del battito cardiaco, mancanza d’aria, tremori, vertigini e paura di non potersene più liberare, congiuntamente al desiderio di fuggire dal luogo dell’attacco.
Nel mese di maggio ho avuto il piacere di partecipare ad un evento organizzato da
CONTATTO360 dove sul palco si sono alternati grandi professionisti che hanno messo a disposizione della vasta platea presente la loro esperienza.
Titolo dell’evento: ”Approccio conoscitivo alla gestione dell’ansia”.
Massimo Ciriello, posturologo - Massoterapista e Docente presso l’accademia Operatori Olistici a Roma, ha spiegato che ci sono due percorsi per prevenire questo tipo di disturbo:
- Lo psicologo;
- Un percorso legato all’introspezione. Fondamentalmente l’ascolto di sé stessi nel profondo (attraverso la respirazione).
La respirazione di naso e bocca è un atto fisiologico che ci permette di sopravvivere. Ci accompagna dalla nascita fino alla morte.
Permette lo scambio di ossigeno e anidride carbonica.
Proprio il trattenere il respiro, se non espulso a dovere, fa aumentare il cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress. In realtà, i ritmi della vita moderna ci inducono, il più delle volte, a vivere in apnea.
Si, hai letto bene, in apnea.
In qualsiasi momento della giornata fermati un attimo e concentra la tua attenzione sul tuo respiro e vedrai che il flusso d’aria che entra ed esce dal tuo naso non segue un ciclo completo. Nella fattispecie ti accorgerai che la pancia non è rilassata e che i muscoli addominali sono contratti. Questo è ciò che io definisco vivere in apnea.
Come affermava Thich Nhat Hanh, monaco buddista, il respiro è una delle qualità più importanti da coltivare per attenuare e prevenire stati emotivi negativo-distruttivi.
Per imparare nuovamente a “respirare” ci viene in aiuto la meditazione.
La seconda relatrice dell’evento, la Professoressa Rossana Checchi, Osteopata e docente presso l’Accademia di Medicina Osteopatica “Alessandro IV” di Roma, ha spiegato come il nervo vago è il responsabile della raccolta di tutte le informazioni provenienti da tutti i sistemi del nostro corpo e soprattutto dal sistema digerente: il nostro intestino è chiamato anche “secondo cervello”.

Nel caso di disturbo dell’ansia, l’osteopata interviene con la sua manualità al fine di riequilibrare l’intestino attraverso la compressione di alcuni punti del corpo che mettono in comunicazione i 2 cervelli. Lo scambio di informazioni in questo caso è bidirezionale.
L’ultimo contributo è stato ad opera dello Psicologo Gianpiero Strangio, specializzato in terapia breve.
Facendo riferimento alle tecniche descritte dalla Dott.ssa Hazel Claire Weekes, ha spiegato quali sono i meccanismi dell’ansia e come trattare le crisi di panico:

- Affrontate i sintomi senza cercare di evitarli. Cercare di sopprimere o fuggire dai sintomi iniziali del panico è un modo per dire a voi stessi che non siete in grado di gestire quella situazione. Spesso addirittura, questo modo di fare creerà solo ancora più panico. Un atteggiamento più costruttivo è quello di dirsi “OK, ci siamo di nuovo. Posso lasciare che il mio corpo manifesti queste sensazioni e posso riuscire a gestirle. Ce l’ho fatta altre volte”.
- Accettate quello che il vostro corpo sta facendo, non lottate contro queste sensazioni.Se cercate di lottare contro il panico non farete altro che mettervi ancora più in tensione, cosa che farà aumentare l’ansia. Adottare l’atteggiamento opposto di “lasciar andare”, permettendo al corpo di avere le sue reazioni, vi metterà nelle condizioni di attraversare questi momenti in modo più facile e rapido. Sicuramente non è facile, ma mettere in atto qualche tecnica di rilassamento e concentrazione sul respiro può essere molto utile.
- Lasciate che “l’onda” del panico passi, piuttosto che opporvi. C’è una distinzione da fare tra paura primaria e paura secondaria. La paura primaria consiste nelle reazioni fisiologiche che fanno da sfondo al panico e che sono fisiologiche, normali. La paura secondaria consiste invece nell’aver paura di queste reazioni aumentando la vostra apprensione con frasi del tipo: “non posso sopportarlo”, “devo uscire di qui immediatamente”, “cosa penserà la gente se mi vede in queste condizioni?”. Non si può fare granché per quanto riguarda la paura primaria, ma è possibile eliminare la paura secondaria imparando a lasciar correre ed accettare gli stati di attivazione del corpo invece di cercare di contrastarli o reagire spaventandovi.
- Concedersi un po’ di tempo. Il panico è causato da un improvviso picco di adrenalina. Se si lascia che questo picco e le conseguenti reazioni fisiche facciano il loro corso, la maggior parte dell’adrenalina verrà metabolizzata e riassorbita entro 5 minuti. Non appena il livello di adrenalina inizierà a tornare nella norma, ci si sentirà subito meglio. Gli attacchi di panico durano un tempo limitato. In molti casi iniziano e terminano in pochi minuti ed è più probabile che passino più in fretta se non si aggrava la situazione cercando di contrastare le sensazioni fisiche o reagendo con una paura ancora più intensa dicendosi cose che mettono paura! (causando così la paura secondaria…)
Dott. Vito Gadaleta
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