Essere formati e scoprirsi felici
- Dott.ssa Anna Palermo
- 1 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Il Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) e il fenomeno dei NEET in Italia
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In un mondo in continua trasformazione, dove la formazione non è più soltanto un mezzo per ottenere un impiego o acquisire competenze tecniche, ma un processo continuo di crescita personale, l’educazione assume un ruolo centrale nella costruzione del benessere interiore. Non si tratta più solo di “sapere”, ma di “diventare” cittadini consapevoli, individui resilienti, persone capaci di dare senso alla propria esistenza.

La formazione come strumento di emancipazione emotiva e sociale
La formazione, infatti, è oggi sempre più riconosciuta come uno strumento di emancipazione emotiva e sociale. Essa permette di sviluppare non solo abilità cognitive, ma anche competenze relazionali, empatia, spirito critico e capacità di adattamento.
In questo senso, educare significa anche accompagnare le persone nella scoperta di sé, nella gestione delle proprie emozioni e nella costruzione di relazioni significative.
È un percorso che intreccia mente e cuore, conoscenza e consapevolezza, sapere e sentire. Il Rapporto Censis 2023 conferma questa visione. I dati osservati mostrano che dove la formazione è più diffusa e di qualità, si registrano anche migliori condizioni di vita, maggiore partecipazione culturale e sociale, e una più solida coesione territoriale. Ma soprattutto, emerge come l’istruzione possa essere una risposta concreta al disagio giovanile, alla disoccupazione, all’isolamento.
Chi sono i NEET e perché è importante parlarne
Un segnale particolarmente significativo è rappresentato dalla riduzione dei cosiddetti NEET – acronimo di 'Not in Education, Employment or Training' – che indica quei giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso di formazione.
Nel 2023, la loro quota in Italia è scesa al 16,1%, in netto miglioramento rispetto al 22,1% del 2019.
Un dato che, pur restando superiore alla media europea, rappresenta un passo avanti importante.
I NEET sono spesso giovani invisibili, ai margini, privi di riferimenti e di prospettive.

Contrastare questo fenomeno significa restituire loro dignità, fiducia, possibilità. Significa offrire strumenti per costruire un progetto di vita, per sentirsi parte attiva della società.
È un investimento non solo economico, ma profondamente umano e sociale, che incide direttamente sul benessere collettivo e sulla coesione del Paese.
Come scriveva il pedagogista Edgar Morin:
“L’educazione deve insegnare a vivere, non solo a sopravvivere.”
I progressi educativi: un segnale di fiducia
Il Rapporto BES 2023 ci restituisce anche un’immagine di un’Italia che, pur tra disuguaglianze e sfide, sta investendo nella qualità dell’istruzione. Il 65,5% degli adulti tra i 25 e i 64 anni ha almeno un diploma, mentre il 30,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha conseguito un titolo universitario o terziario.
Questi numeri, in crescita rispetto al 2019, non rappresentano solo un progresso culturale, ma anche un segnale di maggiore fiducia nel futuro e di desiderio di auto-realizzazione.
Come ricordava Paulo Freire:
“L’educazione non cambia il mondo. L’educazione cambia le persone. Le persone cambiano il mondo.”
Equità e qualità: le basi del benessere educativo
Tuttavia, il benessere interiore non può fiorire in un contesto educativo diseguale. Le difficoltà persistenti nelle competenze di base – con il 38,5% degli studenti che non raggiunge livelli adeguati in italiano e il 44,2% in matematica – ci ricordano che l’equità è una condizione imprescindibile per il benessere.
Quando un ragazzo si sente escluso o inadeguato, il danno non è solo scolastico: è emotivo, relazionale, profondo.
Investire nella qualità dell’istruzione di base significa quindi prendersi cura delle fragilità, offrire sostegno, costruire ambienti scolastici accoglienti e stimolanti. Significa creare le condizioni per una crescita armoniosa, in cui ogni persona possa sentirsi valorizzata e accompagnata.
Educare per vivere meglio
Dove la formazione è più diffusa e accessibile, si osservano anche migliori condizioni di vita, una maggiore partecipazione culturale e sociale, e una più forte coesione territoriale. L’istruzione crea legami, rafforza il senso di appartenenza, stimola la partecipazione attiva. E tutto questo contribuisce a costruire comunità più sane, più inclusive, più felici.
Educare non è solo trasmettere conoscenze, ma coltivare armonia: tra mente e cuore, tra individuo e società, tra presente e futuro. È un atto di cura verso le persone e verso il mondo che abitiamo.
Dott.ssa Anna Palermo
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