top of page

Uomini e donne

Aggiornamento: 4 nov

Alleati, non avversari



Ascolta il podcast dell'articolo

ree

Parliamo continuamente di parità tra i sessi. È un concetto che attraversa i dibattiti pubblici, i programmi scolastici, le pubblicità, i social network.


ree

La parola “uguaglianza” è ormai parte del linguaggio comune, quasi uno slogan universale. Ma dietro le dichiarazioni, quanto di questa parità viene davvero vissuto nella quotidianità?

Basta osservare la realtà per accorgersi che ciò che viene raccontato e ciò che accade spesso non coincidono.


In teoria, uomini e donne dovrebbero camminare sullo stesso piano. In pratica, la narrazione collettiva sembra aver spostato l’ago della bilancia: la donna viene descritta come più empatica, resiliente, matura; l’uomo, invece, appare spesso in secondo piano, colpevolizzato, ridotto al ruolo di chi deve imparare, correggersi.


Non c’è dubbio che le conquiste femminili siano state decisive: senza il diritto allo studio, al lavoro, al voto, la nostra società non sarebbe quella di oggi; tuttavia nel tentativo di rimediare a secoli di ingiustizie, il pendolo ha oscillato troppo dall’altra parte passando così da un eccesso all’altro.

ree

Un esempio? Nei talk show, quando si parla di relazioni, la frase tipica è: “gli uomini devono crescere”, come se fossero tutti adolescenti da educare. Sui social spopolano meme e battute che ridicolizzano l’uomo come pigro e superficiale.


Può sembrare ironia, ma alla lunga alimenta una percezione: uno è guida, l’altro è zavorra.

Il rischio di questa logica è che si crei una contrapposizione costante.

Da un lato uomini che si sentono messi all’angolo, ridotti al silenzio o costretti a giustificarsi per il semplice fatto di essere “nati” uomini.


ree

Dall’altro, donne che rischiano di cadere in una posizione di controllo, come se il loro compito fosse “rieducare” il sesso opposto. Il risultato non è equilibrio, ma una guerra silenziosa che logora la fiducia reciproca. Le relazioni diventano più fragili, fatte di incomprensioni, accuse, rivendicazioni.

E lo vediamo tutti i giorni: coppie che si scontrano su chi deve fare di più in casa, genitori che litigano su chi ha più diritto di essere stanco.


Nelle separazioni, molti uomini raccontano di sentirsi genitori “di serie B” a prescindere dal loro reale impegno con i figli.

Piccole battaglie quotidiane che consumano lentamente le energie.

Sono situazioni che mostrano come la parità, se vissuta come competizione, diventi un gioco a somma zero. E in questo gioco non vince nessuno: quando uno perde, perdono entrambi.


Il nodo centrale è uno: continuare a ragionare in termini di chi comanda e chi deve obbedire non porta da nessuna parte. La parità non si conquista ribaltando le gerarchie, ma superando gli stereotipi.

Un uomo ha il diritto di mostrare vulnerabilità senza essere definito debole.

Una donna ha il diritto di mostrarsi forte senza essere definita mascolina.


ree

L’uguaglianza non significa essere identici, ma avere lo stesso valore pur nelle differenze.

Essere diversi non è un difetto: è ciò che rende possibile completarsi. La sensibilità femminile e la concretezza maschile, la capacità di cura e la spinta all’azione: qualità che, se viste come complementari, diventano una forza enorme.


Questo sbilanciamento non è solo culturale: pesa sulla salute psicologica.

Gli uomini raccontano sempre più spesso di sentirsi invisibili, giudicati, inadatti.

Alcuni reagiscono con rabbia, altri con silenzi che diventano muri.

Non a caso, le statistiche mostrano che i suicidi maschili superano di gran lunga quelli femminili: un dolore silenzioso, troppo poco discusso.


Le donne, al contrario, pur ottenendo spazi e riconoscimenti, rischiano di caricarsi del peso di dover sempre essere forti, sempre impeccabili. Ma anche questo diventa un fardello: perché sentirsi obbligate a mantenere un’immagine di perfezione è una forma diversa di prigionia.

Il paradosso è che entrambi finiscono intrappolati in ruoli che non hanno scelto.


Lui a dover dimostrare continuamente di essere “all’altezza”, lei a dover dimostrare continuamente di essere “più capace”. Alla lunga, questo logora la serenità individuale e mina le basi delle relazioni sane.

La soluzione non è negare le differenze, né cancellare le conquiste femminili.

Il punto è spostare lo sguardo: non più uomini contro donne, ma uomini e donne insieme. Non come due mondi in competizione, ma come realtà che si completano.


ree

Serve un cambio di mentalità

Significa smettere di alimentare narrazioni tossiche fatte di “superiori” e “inadeguati”. Significa educare al rispetto reciproco, alla capacità di ascoltare senza giudicare, al riconoscimento del valore dell’altro indipendentemente dal genere. Parità vuol dire collaborare, non competere. Vuol dire accettare che ci saranno momenti in cui uno avrà bisogno di più sostegno, e altri in cui sarà lui o lei a darlo. Vuol dire riconoscere che non c’è dignità nel comandare o nell’obbedire, ma nel costruire equilibrio.


La parità non può restare uno slogan. Deve diventare pratica quotidiana: nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle relazioni di coppia. Dipende da come ci parliamo, da come ci sosteniamo, da come scegliamo di rispettarci.

La vera forza non sta nel vincere sull’altro sesso, ma nel costruire insieme un equilibrio che renda entrambi più liberi.


Nessuno è superiore, nessuno è inferiore. L’uguaglianza reale è fatta di differenze riconosciute, rispettate e valorizzate.

Finché continueremo a credere che per far spazio a uno si debba schiacciare l’altro, continueremo a perdere tutti. Ma se iniziamo a guardarci come alleati, non come avversari, la parità smetterà di essere un concetto vuoto e diventerà finalmente una realtà vissuta.



Dott.ssa Samantha Galloppa

1 commento


  • "Nulla è tanto necessario ad un uomo quanto la compagnia delle donne intelligenti. (Lev Tolstoj)"... Dottoressa, la seguo da un po'e ha "fotografato" le principali dinamiche relazionali della mia esistenza... ce ne fossero di Donne come lei...

Mi piace
bottom of page