Intelligenza emotiva in classe
- Dott.ssa Anna Palermo

- 1 nov
- Tempo di lettura: 4 min
"La nuova frontiera del benessere educativo"
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Il benessere scolastico non è un lusso, ma una necessità educativa. È il terreno su cui germogliano relazioni sane, apprendimenti autentici e vite che crescono.

I dati OCSE lo confermano: in Italia, il 70% degli studenti prova ansia durante i test, contro il 56% della media OCSE. Solo il 29% delle ragazze si dichiara molto soddisfatta della propria vita, e l’81% dei docenti segnala sintomi di disagio già dalla scuola primaria. Questi numeri parlano chiaro: emozioni e apprendimento sono profondamente intrecciati. E se è vero che la scuola è il luogo dove si costruisce il sapere, è anche il luogo dove si impara a stare bene con sé stessi e con gli altri.
Il padre della Intelligenza emotiva, Daniel Goleman, scrive “Le emozioni influenzano direttamente la nostra capacità di apprendere. Ciò che si apprende con gioia si fissa nella memoria, ciò che si apprende con paura si dimentica.”
Intelligenza emotiva e scuola: educare con il cuore
La definizione “L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri” è attribuita a Daniel Goleman, psicologo e autore del celebre libro Emotional Intelligence pubblicato nel 1995 “Cos’è l’Intelligenza Emotiva e Perché è Importante?”.
È una competenza trasversale, quella che in gergo viene definita soft skill, che favorisce relazioni sane, apprendimento efficace e benessere personale. Nella scuola, l’intelligenza emotiva si coltiva ogni giorno, spesso in modi semplici ma profondamente trasformativi. In una scuola primaria di Bologna, ad esempio, ogni mattina gli alunni iniziano la giornata con il “cerchio delle emozioni”: un momento in cui ciascuno può condividere come si sente, usando una ruota emotiva colorata.
Questo piccolo rituale ha ridotto i conflitti e aumentato la partecipazione, creando un clima di fiducia e ascolto. Ricercando altre esperienze, scopriamo che in un Istituto superiore di Torino gli insegnanti hanno introdotto il “quaderno delle gratitudini”: ogni settimana gli studenti annotano qualcosa per cui si sentono grati. Il risultato? Maggiore coesione tra pari, più serenità in classe e una nuova consapevolezza del valore delle piccole cose.
Nel frattempo, in molte scuole italiane, constatiamo che lo sportello psicologico sta diventando uno spazio sicuro dove i ragazzi possono parlare, essere ascoltati e trovare strategie per affrontare ansia, insicurezze e difficoltà relazionali. È lì che spesso si scopre che il benessere non è solo una condizione, ma un percorso condiviso.
Le linee guida europee: una scuola che promuove salute
A conferma dell’importanza del benessere scolastico, anche la Commissione Europea nel 2024 ha pubblicato le Linee guida con undici raccomandazioni che promuovono un approccio integrato e inclusivo. Tra queste troviamo:
Apprendimento socio-emotivo: attività di gruppo, role playing, circle time per sviluppare empatia e autocontrollo;
Attività fisica e sana alimentazione: movimento quotidiano e pasti equilibrati per favorire stili di vita salutari;
Inclusione attiva degli studenti: partecipazione alle decisioni scolastiche e valorizzazione delle diversità;
Empowerment degli insegnanti: formazione continua e supporto psicologico per rafforzare il ruolo educativo;
Collaborazione con servizi sanitari e comunità: reti con ASL, psicologi, enti locali e famiglie per affrontare il disagio.

Centralità del bambino e alleanza educativa
Non solo l’Unione Europea si è mossa in questa direzione; guardando a casa nostra, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha rafforzato il quadro pedagogico con le Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei e le Nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo.
I principi guida sono diversi e includono:
Centralità del bambino: rispetto dei tempi e dei modi di apprendimento individuali;
Rispetto dell’unicità e dei diritti dell’infanzia: accoglienza delle differenze culturali e promozione dell’autonomia;
Superamento delle disuguaglianze: accesso universale a servizi educativi di qualità e riduzione dei divari territoriali;
Valori costituzionali come fondamento educativo: solidarietà, uguaglianza, libertà e partecipazione come base dell’educazione.
Buone pratiche in azione
Dalle Linee guida Europee e Nazionali si passa all’attuazione attraverso progetti concreti. Indagando in Italia si apprende che ci sono diversi programmi operativi che avviano progetti su tutto il territorio nazionale; l’esempio del Bando BenEssere – Con i Bambini, rivolto agli adolescenti tra gli 11 e i 18 anni, con l’obiettivo di prevenire il disagio psicologico e rafforzare le reti territoriali.
All’interno di questo bando si contano 51 progetti attivi in tutta Italia, con oltre 800 partner coinvolti e l’impatto atteso è quello di riuscire a registrare un miglioramento delle relazioni familiari e scolastiche. Anche nelle ASL abbiamo riscontrato la presenza di progetti interessanti, come quello di Asti:15 progetti educativi su alimentazione, affettività, salute mentale e peer education, coinvolgendo oltre 7.000 studenti.
Da questi esempi si riscontra come il benessere degli adolescenti si costruisce e prende forma nel momento in cui si creano reti e alleanze educative e territoriali in cui tutti gli attori sono coinvolti e le famiglie e i ragazzi sono i protagonisti sui quali si interviene.

Educare al benessere, educare alla vita
Il benessere scolastico è una vera e propria educazione alla vita. È la capacità di costruire relazioni significative, di apprendere con gioia, di sentirsi accolti e valorizzati. Le linee guida europee, le politiche italiane e le esperienze locali ci indicano una direzione chiara: una scuola che cura è una scuola che educa davvero.
In questo grande cerchio educativo, tutti siamo chiamati a contribuire: genitori, insegnanti, educatori, dirigenti, amici. Ognuno con il proprio sguardo, la propria voce, il proprio gesto. Perché il benessere non nasce da una sola azione, ma da una comunità che si prende cura.
Dott.ssa Anna Palermo




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