Poco tempo fa ho avuto il piacere di condividere un viaggio in macchina con una studentessa universitaria.
Tra i tanti discorsi che abbiamo condiviso in quel viaggio, durato circa due ore, siamo approdati, non ricordo come, sulla pratica della meditazione.
Personalmente mi sono avvicinato a questa pratica da più di cinque anni e debbo dire che gli effetti benefici hanno letteralmente cambiato, non solo la mia vita ma il mio essere nella sua interezza.
Ascoltando i miei discorsi riguardo la meditazione, incuriosita, la studentessa mi ha posto la fatidica domanda: “a cosa serve meditare?”
Prima di rispondere ho aspettato più di dieci secondi, cercando di raccogliere in quel breve lasso di tempo le giuste informazioni da somministrare ad una giovane e ipotetica apprendista del benessere dell’anima.
Ho pensato in maniera veloce a tutte quelle domande che anche io mi ero posto anni prima, e soprattutto alle risposte che mi sarei aspettato di ricevere.
Facendo appello alle mie esperienze dirette e ai tanti testi letti sull’argomento, ho cercato di dare una risposta semplice, esaustiva ed efficace affinché ella non rimanesse delusa.
Ho cercato di trovare le parole giuste che potessero dare un’idea completa di quello che per me rappresenta la meditazione.
Dopo questa breve pausa - che a me è sembrata un’eternità - ho esordito dicendo: “rispondo alla tua domanda facendoti un piccolo test pratico”.
In quel momento ho avuto la sensazione come se il tempo si fosse fermato.
Lei era seduta sul sedile posteriore della mia macchina e così, attraverso lo specchietto retrovisore, riusciva a guardare i miei occhi.
Dallo specchietto l’ho guardata ed ho notato che quasi non respirava da quanto profonda fosse la curiosità. Le ho chiesto di chiudere gli occhi, soltanto per un minuto, cercando di non pensare a nulla. Lei mi ha guardato scettica, pensando, forse, che stavo soltanto prendendo tempo, magari perché non avevo una risposta esaustiva alla sua domanda.
Proprio questa sua curiosità ha fatto sì che lei si predisponesse - in modo del tutto ignaro - alla sua prima esperienza di meditazione.
Dopo averle dato il via, ho osservato, di tanto in tanto, dallo specchietto retrovisore, se realmente riusciva a mantenere gli occhi chiusi, senza barare.
Intanto il tempo scorreva ed io, con il mio orologio, controllavo lo scadere del minuto.
Allo scadere del tempo assegnatole ho chiesto di aprire gli occhi. Le ho subito domandato se, in questo breve lasso di tempo, fosse riuscita a fermare la mente, a non pensare a nulla. Lei mi ha ripagato con un sorriso, e poi mi ha confessato che le era stato impossibile.
Credo che la mia sia stata la risposta più completa che potessi darle: farle toccare con mano quello che rappresenta la meditazione, ossia fermare la mente.
Qualcuno avrà da obiettare su questa mia azzardata affermazione. In effetti avrebbe tutte le ragioni di questo mondo, perché in realtà è impossibile fermarla.
Nonostante tutta la sua popolarità, pochi sanno veramente che a cosa serve meditare.
La meditazione regala la consapevolezza che la nostra mente formula mille pensieri.
Sta a noi, attraverso questa pratica millenaria, far sì che essa vada dove noi vogliamo dirigere la sua attenzione.
La meditazione è uno stato di profonda pace che si raggiunge quando la mente si acquieta, pur rimanendo però completamente vigile.
La meditazione la si può raggiungere spesso anche facendo attività creative, pitturare, leggere un libro, fare sport: camminare, correre, ecc..
A me capita di “entrare in meditazione” quando sono al computer per creare dei componimenti grafici. In quei momenti immergo la mia anima nel vasto oceano dei colori, forme ed immagini, sono letteralmente rapito dalla creatività al punto tale da non sentire neanche qualcuno che mi chiama: con la mia mente sono in un altro posto.
Un luogo solo mio, dove regna la calma, la serenità. La sensazione è quella di totale “benessere”. In quel momento la mia mente non è focalizzata sul mondo o su pensieri o eventi esterni ma solamente su di me e su ciò che sto facendo in quel preciso istante.. Nient’altro.
Molto tempo della nostra vita lo trascorriamo in balia delle fantasie più variegate, perché i pensieri questo sono, nient’altro che fantasie.
Pensieri che ci portano a fantasticare su un futuro di cui non abbiamo certezza che arriverà così come ce lo siamo immaginato. Ma che comunque sarà diverso, oppure a rimuginare sul passato, che naturalmente non possiamo cambiare.
Noi non possiamo agire sul passato, possiamo agire solo sul presente; non possiamo agire sul futuro se non seminando adesso qualcosa che raccoglieremo domani.
Talvolta il pensiero rivolto al futuro può spaventarci e non farci prendere oggi alcune decisioni importanti. Sicuramente l’immaginazione di ciò che sarà, in alcuni casi ci fa stare bene, ma in questo caso parliamo di sogni e i sogni ci aiutano a vivere.
La redazione
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