Il narcisismo
- Dott.ssa Cinzia Segafredo
- 1 mag
- Tempo di lettura: 5 min
Se lo conosci lo eviti
Il narcisismo è un disturbo della personalità molto complesso, in cui il soggetto che ne soffre sviluppa una vera ossessione per la propria immagine.

Le caratteristiche cliniche e sintomatologiche del quadro patologico sono variabili, ma è sempre possibile riconoscere degli elementi distintivi:
la considerazione di sé in termini di superiorità (grandiosità) nella fantasia o nel comportamento;
il costante bisogno di ammirazione;
la mancanza di empatia (cioè l'incapacità di riconoscere che anche le altre persone hanno desideri, sentimenti e necessità);
invidia, sia nei confronti degli altri che nella convinzione di riceverla;
rabbia e desiderio di vendetta per le presunte ingiustizie subite;
arroganza;
manipolazione.
Comunque, dietro le apparenze si nasconde una ferita narcisistica, ovvero un sé molto fragile, molto insicuro, quindi alla ricerca costante di conferme, che passa da uno stato di grandiosità a uno stato di vergogna e depressione.

Le cause del narcisismo non sono definite in maniera chiara e univoca; spesso, questo quadro risulta dalla combinazione di più fattori, sociali e biologici. In particolare, lo sviluppo del disturbo può essere favorito dalla crescita in un ambiente familiare invalidante, caratterizzato da un'inibizione comportamentale da parte dei genitori esigenti.

Quando nasciamo, nel rapporto con il caregiver (la persona che si prende cura in un ambito domestico), il bambino può di fatto trovarsi ad affrontare tre tipi di esperienza:
essere accolto e riconosciuto, adeguatamente tenuto a contatto con il caregiver. Quest'ultimo gli risponde subito quando lui chiama. Impara a distinguere tra il pianto da fame e quello provocato da noia, quindi impara a distinguere tra il richiamo di un'esigenza che viene ascoltata e la risposta di un'esigenza che non viene ascoltata ma corretta. Questa è la prima opportunità estremamente sintetizzata che ci dà un'idea delle condizioni di base per imparare a ricevere e anche di conseguenza dare amore; è la prima esperienza di cura. Perché ciò si abbia è necessario un ambiente amorevole, armonioso, felice, attento.
Il bambino ha il compito di riempire il vuoto di una coppia che da sola non basta più e quindi ha il dovere di fare da ancora di salvataggio alla coppia (meno tutelante). In questo caso quindi, il genitore non è sintonizzato sui bisogni del bambino ma sui propri, pertanto carica il bambino di molte responsabilità, ricattandolo emotivamente e facendolo sentire cattivo ogni volta che cerca di mettere in primo piano sé stesso rispetto al genitore. Quindi il genitore fa sentire il bambino egoista (mossa da manuale del genitore narcisista passivo aggressivo). Il genitore narcisista passivo aggressivo rischia di deviare in direzione patologica lo sviluppo della personalità dei figli perché, di fatto, chiede loro di compiere gesta eroiche grandiose, salvifiche. Instilla nei figli il richiamo a un'esistenza di grandezza imponendo loro di fare sempre buon viso a cattivo gioco, di non mostrarsi mai vulnerabili senza tradire alcuna incertezza. Figli che imparano la finzione di poter essere amati solo nel momento in cui rappresentino il meglio, il massimo della visibilità. In questo contesto patogeno di crescita il figlio non diventa sé stesso ma è solo un finto protagonista, perché la vera protagonista è la famiglia, il genitore.
La terza possibilità che può capitare è nascere in una famiglia dove il genitore svalutante carica il figlio delle sue frustrazioni e ansie, chiedendogli di corrispondere ad aspettative irrealistiche, aggredendolo ogni qualvolta non le esaudisce. Il bambino, in questo caso, imparerà due cose intimamente legate tra di loro: quello di essere un incapace in grado solo di far arrabbiare, una delusione continua, di conseguenza diventerà un bambino insicuro. Da adulto egli avrà bisogno di vincere la sensazione di "non essere", emergendo, esplodendo (così avrà un atteggiamento di distruzione), di rendersi ridicolo e magari anche antipatico, convinto di saper fare solo guai, in modo da prendersi una grandissima sgridata, per attirare attenzione che altrimenti non saprebbe come attirare. Non ha mai ricevuto attenzioni, accoglienza e quindi non sa come stare in una relazione, non sa come stare bene. Questo si ripercuote sui legami odierni dove la delusione con l'oggetto d'amore primario, il caregiver, porta a un difetto di relazione che impedisce la bontà dei legami e ammette solo legami brevi, superficiali dove c'è impossibilità di fidarsi dell'altro.

I narcisisti si distinguono in due tipi: overt e covert.
I narcisisti overt sono funzionali a vite di successo, sia professionale che sociale. Da un punto di vista relazionale non hanno rapporti d’amore autentici, bensì più sessuali che intimi. Infatti, chi si avvicina a loro rischia di provare dolore perché non sono capaci di ricambiare amore in quanto non possiedono dentro di sé l'oggetto buono dell'amore primario.
Il loro modo di stare con qualcuno è stargli lontano, proprio come è stato fatto a loro da bambini.
I narcisisti covert, invece, sono caratterizzati da un tratto spiccatamente depressivo. Sono dotati di bassa autostima, si sentono a disagio nell'incontrare altre persone, sono le vittime perfette delle relazioni disfunzionali dove, comunque, si prestano naturalmente a bugie, maltrattamenti, vessazioni, proprio perché il danno narcisistico gli causa una profonda insicurezza di sé e una grande sfiducia negli altri. Tutto ciò dovuto al fatto che non avendo dentro di sé l'oggetto di amore primario non hanno interiorizzato l'esperienza buona di chi è sempre presente e li rassicura. Dato che sono cresciuti costantemente offesi e tenuti a distanza, sono sempre molto accondiscendenti e molto disponibili a legami distruttivi.
Il narcisista, purtroppo, per tutta la vita cercherà di conquistare l'amore della mamma, l'amore di quel caregiver che gli è mancato. In realtà non potrà mai amare, né farsi amare da nessuno.
Nonostante non abbia ricevuto amore dalla sua mamma, il narcisista continuerà ad amarla.
Se non c'è riuscita la sua mamma, non permetterà a nessuno di “rubargli” il cuore.
Il problema con queste persone è che sono difficili da trattare a livello psicoterapico perché difficilmente mettono in discussione la figura genitoriale. Non riescono a mettere in discussione i genitori perché ciò significherebbe ammettere una carenza affettiva da parte loro. Molto spesso si indignano quando viene paventata loro l'idea che il genitore sia stato manchevole.
QUALI SONO LE SOLUZIONI POSSIBILI PER GUARIRE DAL NARCISISMO?
Il concetto di narcisismo oggi è molto diffuso.
Attualmente se ne parla molto, ma l'idea comune non rende l'idea della gravità di questo disturbo perché, se da una parte è caratterizzato dalla grandiosità, in realtà questo aspetto nasconde una grande fragilità che è la causa principale di sofferenza dei narcisisti.
Questi soggetti vengono spesso allontanati per il loro modo spocchioso di comportarsi, avendo una personalità molto forte. I narcisisti si caratterizzano per il loro protagonismo “sono l'anima della festa”.
Ma nella realtà sono persone che hanno una sofferenza interiore molto profonda che spesso non viene vista.
Il narcisista per risolvere i suoi problemi può, insieme al terapeuta, cercare di raggiungere determinati obiettivi quali:
vivere delle relazioni più realistiche e non idealizzate come in realtà se le costruisce;
imparare a vivere con maggior concretezza il presente;
recuperare maggiore autonomia nelle sue capacità;
imparare a gestire la delusione;
imparare a gestire la solitudine.
Concludo dicendo che, la nostra è una realtà narcisistica, che si rifugia nella negazione delle difficoltà, nell'agonismo come contraffazione del sentire per evitare un sentimento oggi demonizzato, ossia la paura del dolore, paura della povertà, paura della vergogna, del fallimento e della solitudine e paura del confronto.
Dott.ssa Cinzia Segafredo
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