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Come l'arte può sconfiggere le dipendenze



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Sconfiggere un bicchiere di vino con l’arte? Si può.

Come può l’arte diventare terapia? Perché si dovrebbe sostituire il “non pensare” dato dall’alcol con un disegno?


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Prima di rispondere a tutto questo, prima di parlarvi della potenza dell’arte in tutte le sue sfaccettature, vorrei soffermarmi su questi due termini: ARTE E DIPENDENZA.

L’arte entra a tutti gli effetti in quella che noi chiamiamo esprimersi senza parole. Le parole sono importanti ma ancora più importante è il non-detto, quello che teniamo dentro. Le nostre difese, quelle che ci siamo costruiti per tutta una vita, non sono facili da rompere.


Non è facile portare alla luce vulnerabilità e sofferenze.

L’arte, che sia danza, musica, disegno o teatro, riesce a far portare fuori da sé insicurezze e blocchi.

Il processo creativo quindi non è, in questo caso, volto a produrre il più bel disegno o la perfetta melodia ma diventa strumento terapeutico per sconfiggere i pregiudizi e le convenzioni sociali e fare spazio alla parte più autentica e spontanea del proprio essere.

E, in tutto questo, come si può pensare che possa essere di aiuto a persone che soffrono di problematiche di alcol?


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Partiamo da un presupposto importante: l’alcol, come tutte le dipendenze, è anche un canale di comunicazione non verbale come lo è l’arte. Quindi quale miglior modo di affrontare le dipendenze se non dando strumenti di comunicazione non verbale più utili ed efficaci?


L’arteterapia si pone nella persona con problematiche d’alcol come un modo e un’alternativa per fronteggiare i problemi relazionali, lavorativi e familiari.

La catarsi, ovvero il processo di liberazione che abbiamo in ogni atto creativo, riduce l’ansia, la paura del giudizio, aiuta a esprimere emozioni intense, aumenta l’autostima e il senso di autoefficacia.

Guarda un po'… proprio tutto quello che si tenta di fare temporaneamente con l’alcol ma, a differenza di quest’ultimo, l’arte non produce effetti tossici né sul corpo né sulla mente e produce risultati a lungo termine.

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Ma l’alcol ha effetti immediati, perché dovrei sostituirlo con qualcosa che non mi risolve il problema “tutto e subito”?

Sì è vero, l’alcol e le altre dipendenze hanno effetti immediati sul “non sentire” ma siamo davvero sicuri che a lungo andare non moltiplichi i problemi invece che risolverli?

L’abuso di alcol porta nel tempo a un progressivo peggioramento della lucidità mentale, a cambiamenti di umore veloci, a vuoti di memoria, porta a un aumento di ansia e a difficoltà relazionali creando un progressivo isolamento.


E vogliamo parlare del corpo sottoposto a una costante e intensa assunzione di sostanze?

Cuore, fegato, polmoni, sistema immunitario, sistema nervoso, gastriti, alterazioni ormonali, malnutrizione. 

Penso che la risposta vada da sé.

Ovvio che tutti vorrebbero risolvere velocemente i problemi, non sentire la sofferenza e vivere sereni ma questo ci porta solo ad autodistruggerci e a farci mangiare dai nostri stessi problemi.


L’arteterapia, invece, come tutte le terapie non verbali, insieme alla psicoterapia e a un’adeguata terapia farmacologica, se necessaria, può permettere una libera espressione di sé, non vincolata da gabbie sociali e che si manifesta attraverso la sperimentazione, la manipolazione e l’esplorazione dei materiali artistici come momenti facilitanti e di possibile sblocco emotivo.


Il clima che si respira in uno spazio dedicato all’arteterapia è un clima di gioco, di non giudizio, di curiosità che aiuta a superare i sentimenti di vergogna e d’inadeguatezza. La persona può sperimentare momenti di piacere intenso, attraverso percezioni sensoriali che coinvolgono il fare, il vedere e l’essere visto, il dare forma, in una serie di esperienze vitalizzanti e simboliche. L’essere visto.


Sì, perché oltre al non sentire la persona ha bisogno di essere accettata e vista. E cosa c’è di più bello nel farmi vedere nella mia forma autentica e spontanea, quando ho fatto amicizia e ho accettato i miei demoni senza più nasconderli?


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L’arte, insieme alle altre terapie, riesce a fare posto a tutto questo. Nel setting di arteterapia, la persona può permettersi di utilizzare una gamma di materiali morbidi e scorrevoli come i pastelli ad olio, i gessi colorati e le tempere.  A volte è possibile osservare come la stesura del pastello ad olio o il passaggio ai gessi colorati provochi nel soggetto un’immersione nel processo artistico, nel piacere di stratificare e di stendere il colore con le mani, senza paura di sporcarsi e di perdere il controllo.


Colpisce nelle persone con problemi alcol-correlati l’uso frequente di modalità espressive che rimandano al “contatto”: la stesura del gesso colorato sul foglio, il creare la sfumatura con lo sfregamento delle mani, lo sperimentare le continue variazioni e cambiamenti dei colori che suscitano forti sensazioni con l’aumento del calore nelle mani e nel corpo, provocate dall’incontro con la superficie del foglio e dalla gestualità accentuata.


La persona sembra attuare un processo di autocura, ma questo avviene all’interno della relazione con l’arteterapeuta che accoglie e sostiene senza mai giudicare. Un’area “franca”, quindi, in cui non si spinge verso la libertà espressiva, ma la si offre.

Il portare fuori, l’oggettivare può essere il primo passo verso il cambiamento.


E tu sei disposto a fare amicizia con i tuoi demoni per darti la possibilità di cambiare?



Dott.ssa Valentina Di Ludovico

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