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Giovani e vecchi

Due generazioni mai così vicine



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Grazie alla medicina, che ha fatto molti progressi, si vive molto più a lungo: una bella conquista! Eppure, l’aumento della popolazione anziana suscita preoccupazione e se ne parla, quasi sempre, in termini di “emergenza”, quasi fosse una catastrofe, provocando effettive forme d’ansia nelle persone.

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 A ciò si aggiunge l’altra emergenza: il calo delle nascite e il disagio giovanile. Insomma, una bella fetta di popolazione sembra non stare bene.

È curioso, però, che i problemi siano molto simili: la paura di non essere accettati, la solitudine, l’incomprensione.


Molti giovani scelgono “il ritiro sociale”, ovvero vivono in una stanza, dormono e mangiano se e quando gli pare, trascorrono il loro tempo in una realtà virtuale, cioè con il computer e con i social, non frequentano più la scuola.


Molti anziani escono poco o niente, non hanno interesse a incontrare altre persone, comunicano il minimo indispensabile con un cellulare, magari vecchio modello Nokia, si sentono rifiutati, hanno paura della morte. Tutto ciò fa male al cuore e ci sentiamo impotenti.

Proviamo allora a cambiare lo sguardo, riflettiamoci insieme, perché cambiare si può e si deve.

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E se i giovani aiutassero i vecchi e viceversa?

E se ci fossero maggiori occasioni per incontrarsi, capirsi, condividere? E se passassero molto più tempo insieme?

Aiutarsi, gli uni con gli altri, significa imparare la solidarietà e la generosità: sarebbe l’inizio di una bella “rivoluzione culturale”.

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I nonni, “il mondo dai capelli bianchi”, così ha scritto un bambino, hanno desiderio di raccontare la propria storia, di rivivere, attraverso la narrazione, i ricordi e le esperienze, gli incontri e le vicende di una vita. Capita che ripetano le stesse cose un sacco di volte ma non è “che non ragionano più”, come spesso si pensa. È la nostalgia, è il bisogno di essere ascoltati veramente, per esistere ancora, per sentirsi importanti!


Ma poi, pensiamoci bene: quanti sono i giovani che conoscono la lunga storia della propria famiglia, con i loro difetti e le loro virtù?

Quante volte si sentono ripetere: “Somigli a nonna Gina!”.

Ma com’era nonna Gina veramente? Qual è la sua storia?

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Alla nascita ci affibbiano il nome dell’uno o dell’altro dei nostri discendenti, ma sappiamo che con il nome ci viene data anche un po’ di quella identità?

A volte, i giovani soffrono e si fanno del male, provano disagio perché non sanno chi sono veramente, non conoscono le proprie origini, faticano a costruire la propria identità: sono come alberi senza radici.

Ecco allora che i vecchi possono aiutare i giovani a capire e a sapere da dove vengono, come hanno formato il proprio carattere, perché “sono fatto così?”, a non sentirsi sbagliati.

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I vecchi hanno pazienza, hanno il tempo per raccontare, per spiegare, per insegnare ancora e sempre qualcosa. Che gioia per loro!

Una rivoluzione di pensiero inizia con l’incontro e con il dialogo tra due generazioni: “il mondo dei capelli bianchi” e quello dei giovani. Si potrebbe cominciare dalle scuole, compresi i licei.


Le persone anziane possono insegnare e trasmettere i segreti di un’attività artigianale, o spiegare come avviare un’impresa, o integrare l’insegnamento della Storia con il racconto delle esperienze sul campo.

Eh sì, perché i vecchi sono stati imprenditori, sarte, ricamatrici (una vecchia arte ormai!), casalinghe (avrebbero da insegnare sul risparmio energetico, per esempio!), commercianti, avvocati, operai, giornalisti, insegnanti, muratori, fornai, ingegneri... 

Quante storie da raccontare!


Le persone anziane, attraverso i loro racconti, insegnano che ciò che nasce dalle mani guidate dal cuore, dall’intelligenza e dalla pazienza, porta con sé bellezza.

L’apprendimento per gli studenti sarebbe più vivace e stimolante, imparerebbero che l’accoglienza e la gentilezza sono la forma più autentica di riconoscenza, che lo scambio è amore gratuito.

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Anche i vecchi imparerebbero qualcosa di sicuro e riscoprirebbero la gioia di sentirsi ancora utili e ascoltati. In questo incontro tra generazioni, tutti crescono, tutti imparano, e la scuola si trasforma in un luogo dove l’umanità si trasmette e si rinnova.


E poi ci sono i genitori che non dovrebbero considerare i nonni solo come baby sitter quando i figli sono piccoli ma, attraverso l’esempio, insegnare a dedicare il tempo ai vecchi, ascoltarli, incoraggiarli, farli sentire importanti, perché sono importanti! È così che s’insegna il valore della gratitudine e della cura.

Dire “vecchio” è bello: dà l’idea di qualcosa di prezioso, unico e speciale, ma bisogna imparare a dirlo con il tono giusto, sapendo che le parole sono importanti.

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Il “mondo dei capelli bianchi” è la memoria. Una bambina ha scritto:

«La loro faccia è rugosa e ogni ruga è una pagina di un libro di storia»; un altro dice: «Mi diverto quando mio nonno mi racconta della guerra. Lui, nei suoi racconti, appare sempre come un grande eroe».


I bambini e i giovani di oggi non dovrebbero cercare i loro eroi nel mondo virtuale!

Cari giovani, mettete da parte Facebook, lasciatevi affascinare dal dialogo tra due generazioni, diverse e lontane, ma mai così vicine. È solo una delle tante soluzioni per ritrovare, insieme, la gioia di vivere.



Dott.ssa Luisa Piarulli

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