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Il benessere psicosociale in adolescenza e la gestione del conflitto

Aggiornamento: 28 feb 2023



Nella crescita e sviluppo dell’individuo si concentrano due processi che stanno alla base di tutto e che sono fondamentali: lo sviluppo di relazioni interpersonali stabili, durature e soddisfacenti e la progressiva affermazione di una definizione di sé realistica e integrata.


Quando ci si trova in condizioni ottimali questi due meccanismi evolvono in modo interattivo e bilanciato. Esiste però una fase specifica in cui una eccessiva propensione verso l’affermazione di una propria autonomia sembra emergere su tutto: il periodo dell’adolescenza.


Un momento della crescita in cui si sente il bisogno di una eccessiva autonomia e la ricerca di una indipendenza, tanto da rendere difficile, a tratti, le relazioni positive con le persone più vicine.

Pur se un comportamento indipendente comincia a svilupparsi durante l’infanzia, quando il bambino inizia a esplorare l’ambiente e ad affermare il proprio desiderio di fare da solo, è nel corso dell’adolescenza che il raggiungimento dell’indipendenza ha una rilevanza primaria a causa dei rapidi e profondi cambiamenti, sul piano fisico, cognitivo e sociale, che investono il giovane in questa fase della vita.


La conquista dell’autonomia

L’acquisizione di autonomia è dunque un processo che non implica semplicemente un cambiamento nelle capacità individuali, ma anche un mutamento delle sue relazioni con le persone o le istituzioni che influenzano o controllano i suoi sentimenti, il suo comportamento o le sue credenze; giungere alla conquista dell’autonomia si connota come un processo reciproco di cambiamento intraindividuale e interpersonale.


L’adolescente punta improvvisamente a fare affidamento su sé stesso creando una sorta di discontinuità evolutiva, simboleggiata dalla ribellione nei confronti dei genitori, dalla rottura di quel legame da cui è dipeso fino a quel momento.


Il raggiungimento di una sana autonomia è da intendersi come il completamento di un processo che conduce progressivamente l’adolescente da uno stato di dipendenza e connessione con l’altro verso uno stato di maggiore indipendenza e separatezza.

All’interno di questa prospettiva, una situazione di conflitto relazione è vista come un evento normale di sviluppo, mentre una situazione di armonia familiare è considerata un segno di immaturità psichica.


Teorie a confronto

Sul processo di autonomia sono state elaborate diverse teorie. C’è chi parla di tre dimensioni fondamentali per raggiungerla, quella EMOTIVA, COMPORTAMENTALE E VALORIALE e a ciascuna di essa può essere ricondotto un modo diverso di essere autonomo.


Nella fattispecie quindi:

l’Autonomia Emotiva evidenzia l’aspetto di indipendenza legato ai cambiamenti nelle relazioni intime dell’individuo, specialmente con i genitori;

l’Autonomia Comportamentale è quella capacità di prendere decisioni in modo indipendente e di portarle avanti assumendosi la responsabilità delle proprie azioni e infine l’Autonomia Valoriale è la capacità di resistere alle pressioni sociali e al possedere un insieme di princìpi personali sulla cui base è possibile valutare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.


Un approccio leggermente diverso è quello proposto da altri studiosi che sono giunti ad identificare le tre dimensioni comuni a tutte le teorie sull’autonomia in adolescenza.

Queste tre dimensioni sono: EMOTIVA, COGNITIVA e REGOLATORIA.


Secondo tale modello, la dimensione emotiva si riferisce al processo affettivo tramite cui si diventa indipendenti dai genitori e dai coetanei: viene raggiunta quando l’adolescente impara a confidare nella propria capacità di stabilire obiettivi, indipendentemente dai desideri e dalle pressioni esercitate dai genitori e dai coetanei.


In quest’ottica si raggiunge quella che viene definita l’Autonomia Emotiva intesa come il sentimento di fiducia nelle proprie scelte e nei propri scopi. La dimensione cognitiva fa riferimento ai processi cognitivi di valutazione delle proprie possibilità e dei propri desideri, allo sviluppo di valori e alla definizione di scopi personali.


In questo caso siamo in presenza di una Autonomia Attitudinale, ossia la capacità di individuare ciò che si intende fare della propria vita, specificare varie opzioni, prendere una decisione e definire uno scopo.


Infine la dimensione regolatoria si riferisce al processo attraverso il quale l’adolescente sviluppa una strategia per raggiungere una serie di obiettivi: essa include meccanismi come la percezione di competenza, di controllo e di responsabilità.

In questa fattispecie si può parlare di Autonomia Funzionale intesa come la capacità di sviluppare una strategia per raggiungere gli obiettivi.


La comunicazione familiare

Le variabili che indicano il successo nell’individuazione sono, ad esempio, l’indipendenza economica, la capacità di organizzare la propria vita quotidiana, lavorativa e soprattutto affettiva ed emotiva. Tutti questi processi sono a carico dell’intero sistema familiare, poiché non riguardano solo l’adolescente, ma anche i suoi genitori.


Essi, infatti, devono riuscire a separarsi dai figli, accettare che diventino adulti e sostenerli in questa crescita. Se da un lato, in quanto genitori, essi devono favorire il processo d’emancipazione dei figli fornendo loro una protezione flessibile, dall’altro, come coppia, devono rivalutare il significato della loro relazione.


La qualità della relazione tra genitori e figli è determinante per la crescita dell’adolescente.

I genitori devono offrire una protezione flessibile ai ragazzi, compito che implica il riferimento ad altre variabili essenziali, quali: il conflitto, la coesione, il controllo, il supporto e la comunicazione.


Chiaro quindi che un esercizio dell’autorità moderata e flessibile favorisca uno sviluppo dei figli, armonico e adattivo.

Un’importanza fondamentale assume la funzione supportiva della comunicazione tra genitori e figli per il processo di formazione dell’identità e lo sviluppo d’abilità sociali dei ragazzi.


Ogni famiglia ha un compito fondamentale cui dover far fronte: creare e sviluppare la modalità relazionale più adeguata alla fase del ciclo di vita in cui si trova coinvolta; questo significa saper modificare di volta in volta i copioni che i vari membri della famiglia avevano appreso a “recitare”, non solo nel loro contenuto ma anche nella loro forma.


Le modalità con cui vengono trasmessi i messaggi sono estremamente importanti e nel periodo adolescenziale assumono una rilevanza ancora più cruciale. Spesso è proprio la difficoltà o l’incapacità di comunicazione di entrambe le parti che crea incomprensione e conflitto.


Rapporto genitore figlio

Anche i genitori, durante la fase adolescenziale dei propri figli, devono cambiare. L’adolescente ha bisogno di sentirsi sicuro a casa, di avere una base da cui partire per esplorare il mondo. Nel momento in cui si avventurano alla ricerca di una nuova identità, hanno bisogno di sapere che i genitori li amano e hanno fiducia in loro.


La loro ribellione e il loro atteggiamento di sfida sono un tentativo di separarsi dal genitore, una ricerca del proprio modo di essere. Ne conseguono inevitabilmente conflitti e sofferenza, perché genitori e figli spesso si sentono incompresi e non amati.

I figli che crescono provocano a volte nei genitori un forte senso di perdita: perdita del ruolo, dell’identità, oltre che del loro bambino.


La distanza che li separa dal figlio può sembrare un immenso abisso, ma è proprio questo sforzo di essere diverso, distinto dal genitore, che darà poi all’adolescente la fiducia e l’autostima necessarie per diventare una persona forte e creativa e per stabilire rapporti positivi con gli altri.


Nel passaggio dalla prima alla tarda adolescenza, il giovane abbandona le concezioni idealizzate dei genitori e diventa in grado di riconoscerli come persone, al di là del ruolo parentale che rivestono. Comincia ad instaurare profonde relazioni affettive al di fuori della famiglia e sperimenta una sempre maggiore differenziazione di alcune parti del proprio sé rispetto ai genitori.


La conquista dell’autonomia è un processo lungo, tortuoso, carico di intense ambivalenze, che può dar luogo a comportamenti contraddittori. In alcuni momenti, l’adolescente può ritenere che l’indipendenza sia lo scopo fondamentale della sua vita, da raggiungere a tutti i costi e il prima possibile; in altri, invece, può essere una prospettiva che incute paura e pertanto rimandata nel tempo.


Lo studio di questo processo è stato affrontato a partire da numerose proposte teoriche, tuttavia è possibile individuare due principali concezioni che si sono confrontate nel corso del tempo: una che vede lo sviluppo dell’autonomia come Processo discontinuo di separazione; l’altra che lo intende invece come Processo continuo di negazione.



Dott.ssa Anna Palermo


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