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Cambia le tue abitudini

Aggiornamento: 31 ott 2023

"Divenire consapevoli delle nostre azioni alimentari quotidiane, è già un primo passo verso la modifica di questi atteggiamenti"


La nostra vita è una corsa perenne, intesa come abitudine ormai consolidata, anche nei gesti che potremmo compiere con molta più calma e consapevolezza.

Noi possiamo invertire questo processo di “fuga da noi stessi”, assumendo atteggiamenti orientati al senso di armonia e rispetto per noi stessi e per gli altri, trasmettendoli anche a chi ci sta accanto.



Cambiare alcune nostre abitudini, spesso non in linea con il nostro corpo e la nostra mente, è possibile divenendo consapevoli delle nostre risorse e di ciò che è in nostro potere per migliorare diverse aree della nostra vita.


Partendo dall’ascolto del nostro corpo, dai segnali che esso trasmette e dal pensiero, matrice del nostro agire, dal modo in cui orientiamo le nostre convinzioni, noi possiamo scoprire un mondo straordinario ed affascinante e, entrando in esso, renderci consapevoli di come possiamo modificare la nostra realtà.


In ognuno di noi sono presenti tutte le risorse per migliorare il nostro stile di vita ed ottenere gratificazioni nei vari ambiti, tuttavia, per fare tutto questo, dobbiamo abituarci a “fermarci per andare avanti”.

La consapevolezza va intesa come una luce interiore che, unita al senso pratico, porta la persona ad entrare in contatto con se stessa, osservandosi e orientandosi positivamente verso le proprie capacità.


Uno stile di vita frenetico va a minare l'equilibrio dell'individuo che può manifestarsi anche attraverso scorretti stili alimentari che, oltre ad avere un impatto negativo sul nostro stato di salute, agisce anche sul nostro livello di autostima ed a tutto l'insieme di rapporti interpersonali che caratterizzano la vita di ognuno di noi.


Lo stress si traduce anche in eventi psicosomatici, che sempre più spesso tolgono qualità alla nostra vita, impedendoci di viverla appieno.

Occorre fermarsi per comprendere le nostre abitudini e le nostre emozioni, il nostro stile di vita: in altre parole…imparare ad ascoltarci.



Ancor prima di gestire le nostre risorse, dovremmo prendere coscienza del nostro corpo e della nostra mente, in poche parole sintonizzarci empaticamente con noi stessi.

La consapevolezza viene definita anche “presenza mentale”, cioè quell’energia che ci permette di evidenziare ciò che siamo e tutto quello che avviene dentro e intorno a noi.


È evidente come stili di vita lontani dal concetto di “benessere” abbiano feedback negativi anche sul nostro sistema neuro-ormonale, dove stile di vita e scorretta alimentazione, si ripercuotono sul nostro organismo in una visione olistica dello stesso.


Tra le strutture organiche strettamente coinvolte e sollecitate durante prolungati periodi di stress vi è l’ipotalamo: struttura del sistema nervoso posizionata alla base del cervello, tra i 2 emisferi.

Tra le varie funzioni omeostatiche e regolatrici di questa struttura abbiamo: la regolazione del sonno-veglia, la regolazione pressione/frequenza cardiaca, il senso di sazietà.

Da quest’ultima si evince come il comportamento alimentare sia strettamente correlato a questa area e come lo stress interagisca, con la stessa, attraverso una fitta rete di interconnessioni, attivando il rilascio nel flusso sanguigno di ormoni secreti dal surrene detti “catecolamine”.


Tra queste troviamo: l’adrenalina, la noradrenalina, la dopamina, il cortisolo, dove la produzione eccessiva di queste sostanze comporta uno squilibrio per l’intero organismo che potrebbe tradursi in: attacchi di panico, tachicardia, aumento della pressione arteriosa, aumento della frequenza respiratoria.




I centri ipotalamici, se vengono stimolati o distrutti, modificano gli istinti ed il comportamento, alterando l’atteggiamento dell’individuo.


Il nostro organismo, per “contrastare” questo sconvolgimento emotivo, attua dei comportamenti adattivi, spesso abitudinari, ma non sempre salutari, riversando proprio sulle abitudini alimentari queste forme di disagio, prediligendo cibi grassi ricchi di calorie, poco nutrienti, come se il cibo stesso fosse un’ancora di salvezza per alleviare le nostre emozioni.


Nell’ipotalamo esistono due importanti centri: quello della fame, (situato nella regione laterale) e quello della sazietà (posto medialmente). Si intuisce come dal loro equilibrio dipende il corretto mantenimento del peso corporeo.

Anche il nostro sistema nervoso è una complessa rete di connessioni, che accomuna la parte prettamente fisica e quella emotiva.


L’importante correlazione tra nutrizione e sistemi nervosi si traduce anche nei bisogni alimentari dove, nella fame, il sistema nervoso invia segnali che si esplicano sul profilo organico avvertendo un senso di “vuoto” in corrispondenza dello stomaco, dovuto alle sue contrazioni.


Questo segnale ci avverte dell’imminente bisogno di mangiare; sta poi al nostro comportamento e alle nostre abitudini, orientare al meglio la nostra alimentazione attraverso alimenti nutritivi ed energetici importanti per il nostro benessere. Da sottolineare come alcune cellule nervose siano sensibili alla quantità di glucosio nel sangue, inoltre questi centri sono sensibili al variare della temperatura in quanto una diminuzione della stessa attiverebbe la sensazione di mangiare, inibendo quello della sazietà.


Nella sete, invece, la sensazione si trasforma in secchezza delle fauci in quanto, fisiologicamente, l’organismo richiede l’assunzione di acqua a causa di un ridotto apporto idrico. Anche in questo caso sono presenti cellule nervose ipotalamiche che registrano le variazioni di quantità d’acqua nell’organismo, pertanto sensibili ad attivare dei centri che innescano il bisogno di bere.


Possiamo quindi affermare che lo stress può direzionare le nostre scelte alimentari: ad esempio prediligiamo alimenti grassi, zuccherati, calorici, come se il nostro organismo ricercasse quella parte carente per ripristinare uno stato di disagio.



In realtà, però, il più delle volte sono gli alimenti stessi a generare uno stato di ansia o, peggio ancora, se questi comportamenti si protraggono nel tempo divenendo abitudini, a peggiorare il nostro stato di salute.

Una errata alimentazione, ovviamente se divenuta ormai abitudine, può generare problemi digestivi, del sonno, della concentrazione, dell’energia intera del nostro organismo pertanto, come sottolineato nella precedente tesi, noi tendiamo a mangiare quello che siamo.


Tendiamo a prediligere il “comfort food”, tutti quegli alimenti costituiti, ad esempio, da zuccheri semplici, a fronte di alimenti più nutritivi, questo perché la nostra stessa mente si impigrisce nel ricercare sistemi nutrizionali adeguati, non vuole sforzarsi, magari a causa di una giornata di lavoro impegnativa o per il tempo poco disponibile, utili, forse, per appagare le nostre sensazioni negative, pertanto è opportuno attuare tutti quei comportamenti che modifichino i nostri comportamenti sbagliati.


Divenire consapevoli delle nostre azioni alimentari quotidiane, è già un primo passo verso la modifica di questi atteggiamenti.

Il nostro corpo è legato alla nostra mente da innumerevoli connessioni che si estendono dal livello psichico a quello corporeo. Il nostro modo di vivere interagisce con questi legami traducendo le emozioni, i livelli di stress e i nostri stessi pensieri in fenomeni di somatizzazione cronici, che diventano “parte integrante” del nostro stile di vita.


Attuare i dovuti cambiamenti, attraverso un percorso di crescita consapevole, risulta necessario al fine di orientarci positivamente verso uno stile di vita sano che, nel tempo, abbia i suoi effetti duraturi in campo psicosomatico. In questo cambiamento positivo risconteremo uno stato di benessere a 360 gradi, riscoprendo un miglioramento persino nelle abitudini alimentari, anche attraverso un programma di training motivazionale e tecniche di rilassamento.



Attraverso lo studio delle commutazioni neurofisiologiche, con inversione dell’attivazione tra i sistemi ergotropico (sistema nervoso simpatico) e trofotropico (sistema nervoso parasimpatico), e mediante uno speciale allenamento psicofisico si possono constatare modifiche sia fisiologiche (messa a riposo del sistema neurovegetativo) che psichiche (ristrutturazione della personalità).


L’allenamento psicofisico deve essere effettuato attraverso protocolli scientifici, come, ad esempio, il “training autogeno” (letteralmente “allenamento che si genera da sé”), il rilassamento distensivo progressivo, tecnica spesso utilizzata in psicologia dello sport.

Le tecniche di rilassamento, una volta apprese correttamente, hanno il grande vantaggio di essere strumenti a cui fare ricorso in modo del tutto autonomo, per affrontare nuove problematiche che possono insorgere nel corso degli anni.


L’essere umano, pertanto, attraverso il proprio stile di vita e il livello di consapevolezza, può intervenire anche sui processi neurobiologici tramite l’uso di tecniche scientificamente dimostrabili e agendo sul miglioramento del proprio stile di vita.

L’impegno di “allenarsi” per raggiungere uno stato di benessere psicofisico, ci orienta verso l’ascolto attentivo di noi stessi attraverso la concentrazione passiva, facendo emergere il nostro stato d’animo.


È importante divenire parte attiva del cambiamento, riscoprire, oltre alle sani abitudini, la passione per la ricerca degli alimenti più adatti al nostro organismo, in un percorso di training e consapevolezza verso la ricerca del benessere, diventando noi stessi esempio anche per gli altri.



Dott. Antonio Nuzzachi


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