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Il reflusso gastroesofageo

Chi di noi non ha provato almeno una volta la sensazione che un avvenimento o un’esperienza “non ci vada giù. Questa percezione è legata indissolubilmente ad un aspetto emotivo che condiziona l’aspetto fisiologico legato all’apparato digerente.

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Sono proprio queste emozioni “che non digeriamo” che possono portare a questo disturbo sempre più frequente. 

Chi soffre di reflusso gastroesofageo ben conosce sintomi come: bruciore a livello retrosternale, sentire in bocca del materiale acido, avvertire un dolore toracico o avere una salivazione eccessiva, ecc….

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Questo reflusso può presentarsi in modo intermittente: può verificarsi al risveglio, dopo i pasti, durante la notte o ad esempio quando ci si piega in avanti, magari per allacciarsi le scarpe. È evidente che questo problema, con tali sintomi, vada a condizionare il riposo notturno e la qualità di vita durante la giornata.

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Analizziamo brevemente cosa avviene durante il pasto.

Il cibo ingerito passa dall’esofago allo stomaco attraverso una sorta di valvola che ne regola il passaggio, qui abbiamo lo sfintere gastroesofageo (cardias).

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Il compito di questa valvola è quello di far passare il cibo dopo la deglutizione chiudendosi successivamente.

In questo modo viene impedito  al contenuto acido dello stomaco di risalire nell’esofago.

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Chi soffre di reflusso gastroesofageo ha questo passaggio, questa valvola che non funziona bene, di conseguenza sia il cibo che i succhi gastrici possono refluire verso l’esofago provocando sintomi tipici del reflusso.

Le cause possono essere diverse:  nella maggior parte dei casi troviamo un incontinenza del cardias, abbiamo già visto che se non chiude bene permette una risalita del contenuto gastrico.

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Ma cosa può fare l’osteopatia?

L’osteopata, quando il malfunzionamento del cardias è di natura meccanica, può intervenire controllando che ci sia un buon equilibrio tra la pressione toracica e quella addominale, trattando il diaframma e l’esofago attraverso movimenti delicati rispettando zone di dolorabilità del paziente.

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Per quanto riguarda la struttura, l’osteopata controllerà che ci sia un buon rapporto tra la cifosi toracica e le tensioni che si possono trovare nella parte anteriore del torace: importante controllare lo sterno.

Attraverso una manipolazione viscerale si andrà a testare tutto ciò che riguarda il processo digestivo, controllando anche strutture apparentemente lontane dal punto in questione.

 

Da ricordare che il trattamento osteopatico non prevede un protocollo per ogni disfunzione, ma la sua terapia si adatta alla persona considerando costituzione e condizione, ma soprattutto rispettando uno dei princìpi cardine dell’osteopatia che riguarda una visione cosi detta "olistica”, e il principio di autoguarigione.

 

La medicina osteopatica è una medicina manuale. Ciò significa che il tocco sarà usato per riportare equilibrio proprio lì dove viene a mancare .

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Prof.ssa Rossana Checchi

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