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Somma di piccole, grandi, cose

“Bisognerà pur farlo!” 

Sono bastate queste tre semplici parole per capire che lo spirito fosse quello giusto, nonostante la tensione palpabile e il sorriso troppo tirato per lo stato di comprensibile ansia. Tre parole che hanno messo in evidenza motivazione, responsabilità e soprattutto coraggio. L’esame di maturità crea scompiglio e notti insonni, ma gli studenti e le studentesse delle scuole superiori hanno dimostrato di avere la carica necessaria per affrontare questo importante traguardo. I maturandi si sono fatti trovare pronti a quella prova che per tutto l’anno è stata al centro di discorsi preoccupati, ipotesi ed esercitazioni. Conversazioni che inevitabilmente coinvolgevano e facevano riflettere, talvolta da far pensare: “Riusciranno a restare concentrati?”.

 

La risposta arriva nel giorno del primo scritto. Gli studenti raggiungono l’istituto in gruppo, non alla spicciolata come di solito accade nella routine scolastica quotidiana. Ognuno prende posto. Potrebbe sembrare una mattinata di lezione qualsiasi, ma è il giorno più atteso del quinquennio. Si cerca di smorzare un po’ l’agitazione con qualche battuta o con parole rassicuranti. Finché uno di loro esclama deciso: “La preoccupazione per l’esame c’è, ma bisognerà pur farlo”. Quel momento ha segnato il valico di un confine importante, proiettando simbolicamente i maturandi nel mondo degli adulti. A quel punto mi sono fidata più del loro coraggio che del mio.

 

È bastata l’osservazione di uno studente per attestare, al di là di ogni valutazione, che questi giovani non hanno paura di crescere e di maturare. Hanno predisposto, in un lungo processo di costruzione della propria personalità e conoscenza, le basi di un edificio da realizzare pian piano. L’esame non è un traguardo ma è una soglia: una tappa da vivere con coraggio. Audacia che si dimostra non necessariamente con azioni plateali o di dissenso, ma con consapevolezza e fiducia in se stessi. I giovani meritano fiducia anche dalla società di oggi affinché abbiano sogni da realizzare e opportunità da cogliere nella loro vita.

(Ai maturandi, alla 5I).

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“Lo sai che abbiamo i pomodori?”

Mi accompagna nel cortile della residenza romana, al di là della cucina, e mi mostra i vasetti carichi di datterini. Penso che non ci sia nulla di strano nel piantare i pomodori. A smentirmi l’entusiasmo e lo sguardo di suor Annetta che si illumina e, con l’orgoglio dei suoi ottant’anni, inizia a raccogliere i pomodori di un rosso intenso per l’insalata. Un gesto di una tale semplicità che dona emozione e conferma che nulla è scontato perché racchiude tutta la cura che c’è intorno a quei vasi, la scelta dei sapori genuini, ma soprattutto l’attenzione che suor Annetta ha per le persone. È una dedizione importante, fatta di sguardi, parole, tenerezza e anche di pietanze condite con affetto e impegno autentico.  

 

Basta così poco per rendere soddisfatti e anche per far felice gli altri. All’improvviso si apre la porticina dei ricordi. Ritorno bambina, quando il pomeriggio d’estate mia mamma mi preparava la merenda con pane olio e pomodoro. Uno spuntino che facevo seduta sulle scale o sull’altalena, mentre mia mamma chiacchierava con le vicine di casa. Riaffiorano nella mente il piatto di ceramica con i fiorellini, l’odore dell’origano e la bontà dei pomodori freschi che coltivava mio padre. Mi sembra di sentirlo ancora adesso quel sapore. Il periodo in cui ti sentivi ricca e soddisfatta con poco. 

 

Dovrebbero provarla questa felicità a costo zero i bambini di oggi e, perché no, anche gli adulti meritano la felicità che è nelle piccole cose. Proprio nella semplicità c’è la vera bellezza.

(A suor Annetta. Alla mia infanzia).

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“Quanto costa un pezzo di pane!”

Per alcuni ancora di più. Costa sacrificio, forza e anche tanta pazienza. Di esempi se ne possono fare tanti, ma mi viene in mente subito il lavoro svolto da tutte quelle donne, giovani e meno giovani, che arrivano in Italia per aiutare economicamente le proprie famiglie. Così trascorrono giorni, mesi e addirittura anche anni, lontane da casa e dai loro cari. Un sacrificio silente che non dovrebbe mai passare inosservato. Il più delle volte assistono anziani quotidianamente, giorno e notte, prestando cure e donando affetto come fossero loro genitori. Un impegno che si trasforma in solidarietà profonda e in un vero atto d’amore. Ancor di più quando la situazione assistenziale è delicata. 

 

Le giornate sono quasi sempre uguali. Al mattino la sveglia, doccia, colazione, momenti più sereni e attimi di scoramento, tra il prendersi cura dei nostri nonni e le videochiamate ai figli o ai nipotini, mettendo da parte ogni centesimo per inviare il pacco a Pasqua e a Natale. 

I mesi passano e la loro presenza si conferma una risorsa nelle vite delle persone che assistono. Diventano membri di famiglia, si instaurano legami profondi basati sul rispetto e la fiducia. Rapporti di affetto che vanno al di là della classificazione come badante, assistente familiare fino al più moderno caregiver

 

Tenacia e resilienza sono le parole d’ordine di chi assiste un anziano o un disabile, tanto a casa, quanto all’interno di una struttura. Un bacino che consente di non trascurare il patrimonio di esperienza e testimonianza posseduto dagli anziani.

Della responsabilità di chi presta assistenza se ne parla sempre poco. È fondamentale ritrovare il senso dell’amore, ripartendo proprio da qui. Da un sacrificio che richiede soprattutto cuore.

(A Maria. Braccia, cuore e mente insostituibili).

 

 

Coraggio, semplicità, sacrificio. Sono gli elementi che hanno animato i racconti. Non sempre è semplice toccare con mano questi valori, che restituiscono importanza a cose all’apparenza scontate. La realtà quotidiana è intrisa di ciò e si rinnova in tante storie di vita. Basta essere più attenti ai dettagli perché sono questi che permettono di vivere a ciascuno “Il GiornoBuono”.

 

 

Buona lettura

 

Maria Brigida Langellotti

Giornalista

 

 

“Benedetti siano gli istanti e i millimetri e le ombre delle piccole cose, ancora più umili delle cose stesse!”
(Fernando Pessoa)

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