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"Il gioco di frizione"

Il gioco di frizione”. Potenza, con la sua temperatura fredda e pungente, mi accoglie con questa “dritta”.

È la sera dell’antivigilia di Natale quando arrivo nel capoluogo lucano con circa quattro ore di ritardo, rispetto all’orario previsto. Avrei dovuto mettere in conto il traffico prefestivo, ogni anno è così. Ma puntualmente tutte le volte i tenaci viaggiatori che durante le ferie ritornano alle radici, me compresa, si sorprendono dei ritardi, e associano il déjà vu ai collegamenti disagevoli invece che alle lunghe code in autostrada.

 

Il cinepanettone del fuorisede è sempre lo stesso: il desiderio di tornare in famiglia nelle festività spinge tutti a mettersi in viaggio negli stessi giorni e nelle stesse ore e regolarmente si sa quando si parte, ma non si sa quando si arriverà.

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Dopo un viaggio durato il doppio del solito, a sera inoltrata, finalmente si arriva in città. Non ho ancora raggiunto la mia destinazione, devo mettermi alla guida per tornare al mio paese. Fa molto freddo, l’auto è nel vicino parcheggio e non vedo l’ora di mettermi comoda. Mi affretto a sbrinare il parabrezza, faccio riscaldare un po’ il motore. Ma l’auto resta ferma lì. Non riesco a uscire dal parcheggio. Avvio, spegnimento, così per un bel po’.

 

Eppure non è una manovra da pilota di Formula Uno: partenza in salita con retromarcia, senza far spegnere l’auto. Sarà la stanchezza, i piedi congelati e i movimenti da robot, ma uscire da quel parcheggio diventa una “mission impossible”.

 

È molto tardi, mi guardo intorno, non vedo nessuno, così inizio a rassegnarmi. A un certo punto la fortuna bussa al finestrino della mia auto. “Serve aiuto? Se vuole, posso spostare io la sua auto”. Una voce rassicurante filtra dal vetro appannato.

 

Non ci penso due volte, anche il mio orgoglio in quel momento si fa da parte, e cedo il volante al solerte autista.

Et voilà: auto in piano e addirittura vicino all’uscita del parcheggio. Tiro finalmente un sospiro di sollievo. Il giovane cerca di togliermi dall’imbarazzo: “Tranquilla, capita anche a me. Deve fare il gioco di frizione. Ha presente? Bisogna trovare un equilibrio con i pedali”.

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“È sempre una questione di equilibrio. Come nella vita”, rispondo.

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Saluto e ringrazio, augurandogli un buon Natale. Solo più tardi, mi rendo conto che avevo lasciato auto, chiavi, borsa e tutto il resto a uno sconosciuto, senza rifletterci. Un trasporto di fiducia, accoglienza genuina e bei gesti.

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Al di là dell’episodio, l’incontro di quella sera mi ha dato modo di riflettere su quanto sia importante saper bilanciare ogni aspetto della propria vita. Il “life balance”, ovvero la capacità di bilanciare in modo equilibrato la vita lavorativa e professionale con la sfera privata, è un termine usato per la prima volta in Gran Bretagna alla fine degli anni ‘70. Nel tempo, all’argomento sono stati dedicati manuali, conferenze, ma il punto è che ognuno ha un differente modo di bilanciare le situazioni personali.

 

La ricerca di equilibrio è un impegno costante. Un bilanciamento non di pedali, ma di stati d’animo che consente di affrontare tutto con più tranquillità. Un obiettivo comune, ma che non è proprio una passeggiata e richiede un allenamento quotidiano per raggiungerlo e poi per mantenerlo.

 

La questione è anche l’argomento più in voga, quasi a cercare di capire quale sia il percorso migliore per arrivare a questa condizione di benessere. Anche nelle chiacchierate tra amici, i discorsi, il più delle volte, ruotano intorno a questo concetto che tanto rassicura.

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Ci si confronta: “Come hai fatto, dopo tutto quello che hai passato, a non perdere l’equilibrio?

Oppure: “Come sei riuscito a ritrovare l’equilibrio?” Si cercano consigli, formule magiche, ricette.

 

La verità è che non esiste un manuale di istruzioni che, passo dopo passo, ci indica i passaggi da seguire.

L’equilibrio non corrisponde a un mare sempre calmo, ma è quella capacità di rimanere a galla anche nelle situazioni di disequilibrio che caratterizzano la vita di ciascuno.

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Soprattutto non è mai un punto di arrivo. La costruzione del proprio equilibrio cambia nel tempo, di pari passo al mutare delle priorità, della visione delle cose, dei desideri.

La vita è un flusso.

 

Se si ha questa consapevolezza anche il raggiungimento dell’equilibrio potrebbe non essere più una chimera, ma un buon punto di partenza che permette di rimanere aperti al cambiamento e preparati alle novità.

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Non è facile, ma è qualcosa che possiamo fare. Che sia un nuovo anno di equilibrio per tutti.

Il GiornoBuono” può essere fatto di cose semplici, ma che rendono bella la vita. 

 

Buon anno!

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Maria Brigida Langellotti


Giornalista

 

“Non muovere mai l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché difendendosi l’uno con l’altra, queste due parti mantengano il loro equilibrio e la loro salute”

(Platone)

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