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Un percorso formativo integrato

Per vivere bene una buona integrazione


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In ambito pedagogico la formazione va intesa come incontro interpersonale, valorizzazione delle diversità, ascolto, ma anche laboriosità, accoglienza e solidarietà della giustizia sociale. Questi princìpi fondamentali sono alla base di un percorso integrato che valorizza l’individuo, ponendolo al centro della proposta formativa ad esso mirata. 

Una premessa è doverosa: nel processo di apprendimento associativo, oltre al movimento e al linguaggio, giocano un ruolo molto importante le emozioni, sia quelle positive che quelle negative. Queste ultime vengono gestite meglio se si ha un’agilità emotiva che, se sviluppata sin da bambini, porta ad una forte intelligenza emotiva in grado di far comprendere e rispettare i propri sentimenti e quelli altrui.


Quando ci si trova in presenza di sentimenti, definiti negativi, essi non vanno demonizzati ma vissuti, dominati ed accettati, così ché tristezza, rabbia e sfumature varie connesse a questi sentimenti, apparentemente negativi, rientrino in uno scenario di normalità che aumentano la capacità empatica. L’individuo si forma attraverso la conoscenza, l’acquisizione di abilità e lo sviluppo di competenze che poi mette in pratica nel mondo del lavoro e nei rapporti interpersonali.


Specifichiamo dunque che la conoscenza è una singola nozione: un dato, un fatto, una teoria o una procedura, mentre l’abilità è la capacità di applicare le conoscenze per svolgere compiti e risolvere dei problemi e infine la competenza rappresenta la capacità di utilizzare conoscenze, abilità e tutto ciò che si conosce, nella vita reale in contesti sociali e lavorativi.


A livello europeo sono state individuate otto competenze chiave, di base:

Comunicazione nella madrelingua;

Comunicazione nelle lingue straniere;

Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;

Competenza digitale;

Imparare ad imparare;

Competenze sociali e civiche;

Spirito di iniziativa e imprenditorialità;

Consapevolezza ed espressione culturale. 

Per quanto riguarda le competenze digitali nel 2017 l’AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, le ha ricondotte in tre livelli: base, specialistiche, e leadership.

In questo momento storico, le competenze digitali sono fondamentali per realizzare la cittadinanza digitale, per garantire l’inclusione digitale e per accedere e partecipare alla società della conoscenza con una piena consapevolezza digitale. Non a caso l’articolo 8 del CAD-Codice dell’Amministrazione Digitale è dedicato proprio alla “Alfabetizzazione informatica dei cittadini” e prevede che lo Stato e le pubbliche amministrazioni promuovano “iniziative volte a favorire la diffusione della cultura digitale tra i cittadini con particolare riguardo ai minori e alle categorie a rischio di esclusione…”.


Accanto alle competenze tecniche appena esaminate necessitano delle abilità personali che permettano all’individuo di trasferirle nel contesto relazionale lavorativo in modo efficace per l’ottenimento di obiettivi condivisi, in tale ambito si parlerà di soft skill (dall'ingese= abilità morbide).


L’Intelligenza emotiva di cui si parlava all’inizio è proprio una delle soft skill “abilità personali”, ad essa però ve ne sono molte altre che completano la formazione dell’individuo per consentirgli di essere maggiormente performante sia nella vita che sul posto di lavoro.


Rientrano tra queste il Problem solving, la capacità cioè di risolvere un problema utilizzando tecniche o strategie su misura. Si richiede quindi il saper trovare soluzioni alternative uscendo fuori dagli schemi predefiniti risparmiando tempo e fatica.


La Creatività, riuscire a trovare soluzioni innovative, rivoluzionare e sapersi distinguere dai classici metodi già utilizzati e conosciuti. Il Time management ossia la capacità della buona gestione e ottimizzazione del tempo.


Il Lateral thinking che consiste in un approccio pluriangolare delle criticità per la risoluzione di problemi logici, “un diverso e più creativo modo di servirsi dell’intelletto” come scrive il maestro della creatività Edward De Bono nel suo libro “Il pensiero laterale”.


La Capacità decisionale, essere in grado di prendere decisioni efficaci e rispondere velocemente a criticità o problemi inaspettati.

Il Teamwork, essere in grado di lavorare in squadra, sia se si è in presenza sul posto di lavoro, sia se da remoto; considerato oggi lo smartworking sempre più utilizzato.


Il Pensiero critico, saper analizzare i pro e i contro delle situazioni, con lucidità; saper far ricorso alle esperienze pregresse per applicarle alle situazioni future attraverso un pensiero chiaro e razionale che comprende la connessione logica tra le idee.


La Gestione dello stress, condizione essenziale per prevenire il burnout, ossia quella condizione di stress cronico che provoca diversi sintomi e che avvolge le tre aree specifiche della persona: quella fisica, quella emotiva e quella mentale.


La Capacità di adattamento, l’individuo è spesso contornato da continui cambiamenti improvvisi, essere quindi capaci di adattarsi rapidamente a scenari in rapida evoluzione, sul lavoro come nella vita. Questa è una di quelle abilità necessarie ed essenziali per riuscire a vivere bene.


Definizione degli obiettivi, pianificazione e intraprendenza, sono tre elementi che viaggiano insieme e sono importanti, da porre alla base del proprio agire poiché aiutano a saper cogliere le occasioni, a creare opportunità, pianificare e organizzare il tutto in modo efficace sia nel lavoro come nella vita di tutti i giorni e rappresenta il metodo più efficace per raggiungere gli obiettivi prefissati.


Infine, e non certo da ultimo, l’apertura al feedback, ossia quella capacità di avere un grado di flessibilità che induce a rivedere il proprio operato. In tal caso non si tratta solo di saper accettare una critica ma di saper valutare una prospettiva diversa e sviluppare il proprio pensiero critico.


Il percorso formativo integrato si regge quindi sulla capacità di formare e sulla volontà di essere formati ma come si evince dal Bilancio Sociale 2024 dell’Engim, uno dei più importanti Enti nazionali di Formazione Orientamento Cooperazione e Lavoro, “bisogna far camminare assieme la promozione del bene comune e la protezione sociale, stimolare la partecipazione attiva di una pluralità di soggetti, aver chiaro la consapevolezza delle fragilità di ciascun individuo in questa epoca di grandi tormenti e di straordinarie opportunità”.


Sintonizzarsi quindi sul dinamismo della società e promuovere l’inclusione a tutti i livelli. Accanto alle competenze, di cui la stessa Comunità Europea ci delinea un dettagliato elenco, come abbiamo visto sopra, il Presidente della Fondazione Engim, Padre Antonio Teodoro Lucente, sottolinea che “esistono altre competenze da non sottovalutare,  quella dell’affacciarsi e dello sporgersi verso saperi e linguaggi ancora sconosciuti perché è la curiosità del formatore e del discente a fare la differenza; la genialità sta nel fare le cose prima che altri le pensano e trovare così la grinta di navigare controvento, non andare mai nella stessa direzione ma avere il coraggio di risalire il vento e andare controsenso, questo il vero compito del formatore. Non aspettarsi nessuna risposta dall’esterno, tranne che la propria”.



Dott.ssa Anna Palermo

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